Il fascino dello Stoneman-trail

Quando Icefoot viene a sapere che gli amici della “Clapa” hanno programmato di fare il percorso dello “Stoneman-Trail” decide di cogliere l’occasione e di aggregarsi per la parte che comprende il Demut Passage e la Costa della Spina.

Tracce già parzialmente battute dai MIB nella duegiorni del 2017.

Lo Stoneman-Dolomiti è un percorso segnalato di 120 chilometri e 4000 metri di dislivello, con cinque punti di attestazione passaggio. Da fare in uno, due o tre giorni.

Zaza, Alex e Giova optano per l’opzione argento. Questo significa che al ritrovo a Sesto del mercoledì mattina hanno già sul groppone 70 km e 2300 metri di dislivello della salita e discesa del Markinkele e soprattutto della terribile ascesa al Sillianer hutte del giorno prima.
Con o senza aiutino comunque micidiale.

Sette anni prima Cinci era stato l’unico MIB Fondatore a non godere delle bellezze di questi luoghi, le ancora limitate capacità tecniche lo avevano consigliato ad un prudente non azzardare.
Oggi gli si presenta la possibilità di lavare una tale onta.

Dopo la salita sul Monte Elmo in ovovia, siamo pronti per iniziare l’avventura.

Direzione Sillianerhutte, l’iniziale bella sterrata illude i partecipanti.

Ricordi di insano portage si materializzano alle pendici del Monte Elmo e della sua casermetta.

Si scruta l’orizzonte, dov’è che dobbiamo andare?

Il gregge di pecore riempie un idilliaco contesto, per mantenere tale l’atmosfera la pastora ci consiglia di scendere da sella per non innervosire il loro guardiano a quattro zampe.

Arriviamo quindi al punto di controllo Stoneman sotto lo Sillianerhutte, già passato ieri dal trio. Ancora un piccolo sforzo prima di completare la prima ascesa di giornata.

Il cielo è ancora limpido, i panorami ovviamente incredibili, il rifugio segna un cambio di registro.

Inizia ora la parte più tecnica del giro, dove ad abilità di guida bisogna abbinare capacità di decisione. A dosi di equilibrio, fasi di intricato sburtanbike. E tra i 13 kg delle bici di Giova e Cinci e i 26 kg della e-bike di Zaza corre una bella differenza.

L’avvicinamento e l’attraversamento del luogo più iconico regala a tutti grande soddisfazione.

Le foto si sprecano, la vastità emoziona.

Le ruote scorrono, sensazioni di leggerezza in un quadro scolpito.

La felicità è palese.

“Sì, ma adesso ripigliatevi perchè qui comandiamo noi!”.

Infatti le sentinelle controllano il territorio.

Dopo un conciliabolo si trova un accordo.

La discesa al laghetto è pietrosa, croccante, molto tosta. Il giovane Alex ci sa veramente fare, districandosi con audacia e sicurezza.

Dopo la giusta merenda e un po’ di pausa si riparte con una nuova fase. Due spettacolari ampie semicurve che tagliano le montagne per circa 5 km abbastanza pedalabili all’inizio, saliscendi e scendisella verso la fine.

Con il meteo però che comincia a dare i suoi primi segni di cedimento.

Al Passo Silvella, sotto le pendici del Col Quaternà, il primo controllo “Stoneman” di giornata.

Fatto l’ultimo sforzo in sburtan risalita, scambiamo due parole con due bikers austriache, a caccia anche loro dell’omino di pietra. Serriamo i ranghi e i dieci chilometri che dovrebbero essere i più adrenalici per il tipo di tracciato, filante, in cresta, quasi tutto in discesa ma mai banale, diventa adrenalinico e un po’ teso per le condizioni atmosferiche.

Piove, tira vento, siamo circondati da tuoni e qualche fulmine su più fronti. Per fortuna non siamo mai totalmente nell’occhio del ciclone ma qualche brutto pensiero ogni tanto sorge. Anche se non c’è tempo per pensare. C’è solo da pedalare, spingere, aiutarsi in caso di bisogno. E così faremo.

Quando dopo un’ora abbondante arriveremo a Casamazzagno si rasserenerà il cielo, si rassereneranno gli animi.

A Padola scatta il penultimo controllo per il trio degli omini di pietra.

Cinque birre sono il minimo che ci spetta.

Anche perchè ora è previsto l’ultimo step, altri 750 metri di dislivello fino ai Prati di Croda Rossa, passando per il Passo di monte Croce Comelico.

La infinita rampa sterrata che sale al Passo rimarrà per tutti un ricordo indelebile.

Avanti con la prossima, per fortuna l’ultima. Altri abbondanti 300 metri, con varie rampe, ma con la consapevolezza che il traguardo oramai è raggiunto, dando sempre un’occhiata all’ora.
Qualcuno se la ride sornione al nostro arrancare in salita.

Zaza consuma l’ultima stilla di batteria nell’ultimo centinaio di metri. Tutto calcolato!
Alex, tosto e tenace come il papà, evidentemente la tecnica l’ha presa dalla mamma.
Tanto di cappello a Giova, le sue gambe hanno supportato 120 km e 4000 metri di dislivello tecnicamente impegnativo in due giorni.

Al check point dei Prati di Croda Rossa aleggia ovviamente grande felicità e soddisfazione per il risultato raggiunto, anche per il duo di supporto.

Non ci resta che fiondarci veloci a Sesto, entro le 20 bisogna portare le prove di quanto fatto.
Il creatore di questa avventura ci aspetta per suggellare l’impresa appena conclusa.


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