Die Zollnersee Runde

Nella (presunta) domenica più calda dell’anno scegliamo, senza che ci sfiori il minimo dubbio, di salire in montagna alla ricerca di un po’ di refrigerio.

Si opta per basso chilometraggio, dislivello contenuto, no sburtanbike. Due su tre saranno le premesse non disattese.

La partenza è sulla strada che congiunge Paularo a Passo Cason di Lanza, nei pressi del bivio per casera Ramaz, e non sarà un inizio soft. Si sale di 400 metri in poco più di 3 chilometri, per fortuna su asfalto.

La scusa di riempire le borracce nei pressi dell’agriturismo al Cippo diventa scusa per riempirsi di Radler e dolcetti, liquidi ed energia necessari per il prossimo strappo.

Su sterrato e grosso ciotolato infatti continuano le rampe che ci innalzano ancora di 130 metri in 800 metri lineari. Ora si, che in maniera più blanda, il giro può finalmente cominciare.

Abbiamo sconfinato in Austria, dove i panorami che si aprono ai nostri occhi rendono dolce il nostro incedere.

Una larga sterrata che sale gradualmente, tornanti che regalano visioni a 360°, giornata limpida, leggermente ventilata, temperatura addirittura gradevole.

Fino a che arriviamo ad un punto di svolta, anche se la svolta non era in programma.

Invece di continuare, come da ordine del giorno, in un scendisali di strade sterrate, il DNA MIB anche stavolta prende il sopravvento. Icefoot indica un sentierino che taglia la parete nord del Monte Lodin, mettendo in guardia sulla sua non totale ciclabilità, ma che ci fa andare dove vogliamo andare senza perdere dislivello. Loden per assonanza ne è entusiasta. Un “ma porca trota!” di gentile dissonanza si ode nel gruppo. Il dado è tratto. E l’inizio non è neanche male.

E’ la parte centrale che è un po’ fastidiosa. Sburtan, portage, esposizione, riallineamento, raggruppamento. Anche con altri due triestini, uno con e uno senza, che incroceremo durante tutta la giornata.

E l’ultima parte del geotrail diventa di nuovo sinuosa, le ruote ricominciano a rotolare.

Lo spettacolo dello Zollnersee ce lo siamo proprio guadagnati.

Così come le prelibatezze dell’adiacente Zollnerhutte. Con le meritate birre fresche, prelibati piatti tipici, sorriso e spigliatezza della “cocolissima mula”, location da cartolina.

La ripartenza verso la forcella che divide Austria e Italia è quasi malinconica, un ultimo sguardo è d’obbligo verso il bello che lasciamo.

Anche se, a dire il vero, non è che stiamo sconfinando nel brutto, tutt’altro.

La partenza verso il rifugio Fabiani ha un colpo d’occhio spettacolare. Occhio che dovrà essere attento e vigile in una discesa tecnica che necessiterà anche di qualche pezzo a piedi.
Perchè se cadiamo noi non è la stessa cosa se cadesse lui.

E dopo la terza tappa di reintegro liquidi nel rifugio al di qua del confine giunge l’ora di finire un giro chilometricamente corto ma denso di emozioni positive.

Troi tecnico prima, forestale lunga e pendente poi, che ci riporta al punto di partenza di questa domenica d’agosto da ricordare.


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