Planina Zaprikraj

Giro dispendioso dal punto di vista fisico per la salita ed il caldo ma altamente remunerativo per il pieno raggiungimento di quanto prefissato.

L’obiettivo era la Malga Zaprikraj e il vicino museo all’aperto della Prima Guerra Mondiale, il tutto incastonato nella spettacolare cornice della catena montuosa del Monte Nero.

La Soca smeraldina
la chiesetta in Canadà

Questo è quanto abbiamo fatto:

  1. Partenza da Tolmino destinazione Caporetto lungo strada secondaria con passaggio auto quasi inesistente, quindici chilometri di riscaldamento gambe.
  2. Salita di quindici chilometri senza soluzione di continuità per abbondanti mille metri di sviluppo suddivisa tra asfalto, macadam e sterrato.
  3. Discesa fino all’Isonzo divertente e non tecnica se si esclude il segmento “Rockgarden of hell”, tratto per palati fini e menti libere.
  4. Bagno crioterapico nel fiume nei pressi di Kobarid.
  5. Rientro a Tolmino idem andata.
l’ambita ombra
finalmente…

Degno di nota:

  • Presenza costante di fontane e fonti lungo l’intera salita.
  • Paesaggio idilliaco che aiuta la mente a sopportare la fatica.
  • Disponibilità, gentilezza, empatia dei ragazzi in malga che ci hanno rifocillato con quattro tipi di formaggio e birre fresche.
  • Museo della guerra curato e ben segnalato.
…spiana
bere, mangiare, guardare, non toccare

Dedicato a chi c’era:
“Vengo col muletto”, dice. Che una volta era di Spargel, ma adesso è del muletto di Bussola, che si chiama Fabio, come Icefoot. Come Bussola, che una volta si chiamava Bussola, ma adesso si chiama IceBuss. “…perchè ha freddo ai piedini…”.
Mica come Cinci, che ha sempre caldo, e suda, nonostante l’abbigliamento traforato e traspirante. E nonostante si ingozzi di “antipasto italiano”, ricco di fibre e sali minerali.
Loden invece non ha mai né freddo né caldo, le salite ardite o le discese scassate non gli fanno nè l’uno né l’altro. Sarà il cotone dentro e il cotone fuori, il glaciale sintetico preferisce non rischiarlo.
Sì Icefoot, meglio non rischiare, se la “vecchia nagana furlana” va, tu non sei obbligato ad andargli dietro, lascialo andare! Fai come Vaivai, che lo ha capito da un pezzo.
Così Ucio non potrà mai sapere cosa ci ha confessato nel buio delle trincee, libera dall’assillo, robe da creare un certo imbarazzo.
Imbarazzo che non prova certo Spargel, la scusa della cacca di mucca diventa pretesto finora sconosciuto, se non proprio avversato, di farsi esplorare in zone off-limit… “Ciooo… non pensavooo… cos’che me son perso fin dessooo!”

noi ripartiamo…
…loro rimangono
perdendosi un rigenerante bagnetto

Altro splendida avventura portata a casa.
Una nuova perla da inserire nella collezione degli irriducibili MIB esploratori.


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