Trentaquattro orecchie a Veli Badin

La proposta dell’accoppiata giro in bici SOFT+”giri” in osmiza HARD con l’extra bonus delle affascinanti orecchie dell’Istria, fa breccia più del solito nei variegati MIB.

Quindi, oltre ai classici fruitori dei giri trail, si aggregano al tour odierno:

  • famiglie al completo
  • enduristi incalliti
  • aspiranti NAR

Dopo una notte di pioggia incessante, il cielo limpido accoglie diciassette ciclisti pronti a partire dal cimitero di Kubed. Attraversare tumultuosi ruscelli e inerpicarsi su fangoso flysch è il morbido inizio sul quale tutti i partecipanti avevano fatto affidamento.

Le fortissime adolescenti Nathalie e Denise se ne fanno un baffo della non banale partenza.
Tito e Sabrina possono essere assolutamente orgogliosi delle figliole, oltrechè obbligati a munirsi di batteria per riuscire a tenere il loro passo.

Zero asfalto oggi, solo qualche attraversamento. Come quello che dopo Gracisce serve per innestarsi nella traccia che tra sfumature autunnali ci innalza verso la Chiesetta di Sv. Kirvik.

La successiva sosta al bunker è pretesto per sgranocchiare, chiacchierare, ammirare.

Il sentierino che ci sputa verso le orecchie è leggermente umido ma solleticante, la giusta attenzione è necessaria per evitare spiacevoli fuori pista. Tito fa lo spavaldo e si getta a capofitto in cerca del KOM, trovando invece l’OFF (della batteria) che lo obbliga a continuare il giro senza elettrico aiutino.

Nessuno degli “alessandrovolta” presenti riesce a rimettere in moto la bici del povero malcapitato, per fortuna oggi il dislivello è contenuto…

E finalmente le orecchie dell’Istria! Al limite del confine con la Croazia, bellezze naturali che lasciano senza fiato e regalano stupore.

C’è chi posa…

…chi osa…

…chi curiosa…

…cooosaaa??

Quando si riparte, chi pensava che le sorprese fossero finite, avrà ben presto modo di ricredersi.
Dopo la carota, il bastone. Ovvero la linea retta e verticale che dall’abitato di Dvori si innalza di 200 metri in poco più di un chilometro.

  • Chi riuscirà a pedalarla tutta senza mettere mai il piede a terra?

Nessuno!

  • Chi riuscirà a pedalarla tutta, fermandosi ogni tanto, ma senza mai spingere a piedi?

Manigo!

  • Chi riuscirà a pedalarla quasi tutta dovendo tuttavia pagare penitenza prima dell’arrivo?

Fufo!

  • Chi voleva stare attaccato a Fufo e poi si è attaccato al tram?

Cinci!

  • Chi dice che con l’elettrica si fa più fatica e decide quindi di farsi due giri?

Ucio!

Con tutti i componenti felici per aver superato questa “esaltante” ascensione, il gruppone si ricompone nell’altopiano sovrastato dalle vette della Ciceria slovena.

Le ruote puntano versa la via del ritorno e quindi verso la parte hard del programma, non prima di aver “scalato” la cima del monte Kuk.

Dove la vista spazia a 360 gradi, Trieste compresa.

Per più di qualcuno dei partecipanti è la prima esperienza in questi luoghi deserti e affascinanti.
Lo stupore che si disegna nei volti di Tito e famiglia, Tabu, Fufo, Odermat, …Bussola… è più che giustificato.

Ma non è finita qui!
Per l’ultima chicca di giornata, prima giù e dopo su.
E quando arriviamo, prima su e dopo giù.
La Lacna, di nascosto, sbuca nel bosco.

Il giro può dirsi praticamente concluso.
Discesa tecnica e veloce per alcuni, con il compito di correre da Jakomin a Kubed ad accalappiare posto per tutti.
Discesa sterrata per altri, intenti a catturare gli ultimi istanti di una traccia chilometricamente breve ma pregna di soddisfazioni.

Bianco e nero si mescolano in osmiza, dopo una splendida giornata a colori, è la degna conclusione.


Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.