Veli Badin, le orecchie dell’Istria

Proporre al mitico Diesel un giro NAR, con chilometraggio e dislivello contenuti, per festeggiare il suo ritorno in campo dopo mesi di forzato riposo, era il minimo che si potesse fare.
Scegliere come meta “le orecchie dell’Istria” risulta essere una miscela tra l’ironico, l’evocativo e l’autolesionistico. Con la colonna sonora dei Jalisse sempre sul tasto ON, parte da Hrastovlje un giro antiorario corto ma pregno di belle sensazioni.

Per iniziare però, di pregno ci sono solamente i telai e le gomme delle nostre biciclette. La raccolta di fango nella salita verso Kubed è da ottima annata. In paese l’osmiza è chiusa dopo il nostro passaggio della settimana scorsa in bdc, in alternativa deviamo verso l’antica torre di difesa posta in posizione strategica.

Andiamo quindi a sperimentare il sentierino basso che porta a Gracisce, assoluta novità per le nostre ruote. Oggi l’asfalto si calca solo per attraversare le strade per i cambi di versante. La traccia che ci fa alzare verso la chiesa di Sv. Kirvik sopra Socerga comincia a donare le prime aperte visioni in un contesto di sfumature autunnali, facendoci intravedere lo Sneznik e l’Ucka spruzzati di bianco.

Fino adesso abbiamo avuto poca voglia di scattare fotografie, ci siamo concentrati ad ascoltare Diesel e conseguentemente a cercare di distanziarlo. Vaivai, sprezzante del pericolo, gli pedala a fianco e ne rimane “rapita”. Cinci con un blitz riesce a liberarla per farle apprezzare il panorama che ci circonda.

Icefoot terrorizzato si rifugia in un bunker naturale.

Un raggio di luce ci indica che la nostra vista, da questo punto, si apre verso l’Istria croata.

Il sentierino nel bosco ci avvicina sempre di più verso la meta prescelta, qualche tratto tecnico e un po’ scivoloso invita alla massima prudenza. Oggi è fondamentale non correre alcun rischio, per tutti, ma soprattutto per uno.

E grazie alle nostre mtb conquistiamo un nuovo pezzo di territorio, godendo di un’altra meraviglia che gelosamente questi ambienti custodiscono dagli occhi dei meno curiosi. Praticamente sul confine con la Croazia si erge questa dorsale carsica dove all’interno si trovano tre ampie grotte aperte a forma d’orecchio, modellate dall’erosione degli agenti atmosferici. La zona è protetta, avvicinandoci a piedi con cautela e rispetto, deliziamo la vista di una esperienza affascinante.

Pedalando in un filante singletrack giungiamo all’abitato di Dvorj, avamposto meridionale della valle di Movraz. Ma noi non cerchiamo la valle, Diesel deve riprendere la forma e richiede a gran voce dislivello positivo. Cosa di meglio di una rampa assassina che in mille metri ne sale di duecento?
In questi casi ci si aiuta, ci si incita, ci si aspetta, si spinge assieme…
Oggi accade qualcosa di diverso.

“nei pressi dell’istriano pozzo
sogghigna il friulano pazzo
ad aspettare non sono avvezzo
innesto il turbo e parto a razzo
preoccupato è il biker col pizzo
in salita non vado da un pezzo
quasi quasi ci provo, abbozzo
ad Ucio mi attacco col lazzo
si ferma con insano malvezzo
l’elettrico con fare un po’ rozzo
col lazzo se vuoi io ti strozzo
se proprio insisti attaccati al cazzo!”

Dopo questo vivace scambio di opinioni e giunti quasi in quota, il cielo sta per rasserenarsi, così come sembra stia calando la tensione precedentemente accumulata. Però Diesel non perdona facilmente, se l’è legata al dito, minaccia Ucio e lo manda a quel paese. Vaivai raccoglie le prove.

Il baldanzoso cornese si stremisce di paura e cerca una via di fuga, pensa di averla trovata mimetizzandosi con circospezione. Non sa che uno scagnozzo del boss di Bagnoli lo controlla da vicino…

La salita finisce quando giungiamo sull’altipiano che si apre al cospetto delle familiari vette cice. Pedalando verso il ritorno in queste spettacolari lande desolate puntiamo allo sconosciuto “picco” del Veliki Gradez.

E grazie alla atmosfera tersa che regala una vista a perdita d’occhio, i 507 metri di questo luogo ci regalano emozioni a 360°. Dall’Ucka a picco sul Quarnero, a Trieste e Grado bagnate dall’Adriatico.

In questo incedere senza incontrare anima viva timbriamo presenza anche sulla cima del Kuk.
E ci lanciamo vista mare, verso la frazione di Dol.

Ma non rientriamo subito a Hrastovlje, visitare Zanigrad è l’ultimo minimo sforzo che vale la pena di mettere in conto.

Nel borgo disabitato si erge a picco sulla roccia la chiesetta di Santo Stefano, ben tenuta, con una enorme quercia e con vista sulla valle sottostante.

Il sentiero croccante finale ci spara a valle a completamento di questo tour ancora una volta da dieci e lode. Che bello, finalmente con Diesel, risate e leggerezza sempre assicurati.

Infine una menzione la merita sicuramente Bussola. Non potendo essere presente al giro in bici per impegni, non è voluto mancare per nessun motivo all’abbuffata finale presso la gostilna di Hrastovlje. Nonostante le due ore e mezza di auto che la separano da Trieste…

PS: in realtà dal confine di Ospo si arriva in 15 minuti, ma lui ha scelto il percorso panoramico.



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

5 commenti

  1. “nei pressi dell’istriano pozzo
    sogghigna il friulano pazzo
    ad aspettare non sono avvezzo
    innesto il turbo e parto a razzo
    preoccupato è il biker col pizzo
    in salita non vado da un pezzo
    quasi quasi ci provo, abbozzo
    ad Ucio mi attacco col lazzo
    si ferma con insano malvezzo
    l’elettrico con fare un po’ rozzo
    col lazzo se vuoi io ti strozzo
    se proprio vuoi attaccati al cazzo!”………già la recito a più non posso !!!

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