In salita e in discesa, in bici e non solo...

Mataup & Matadown
Medioman propone: salita sul Matajur meccanizzata e discesa enduristica.
Icefoot provoca: salita sul Matajur pedalata e discesa meccanizzata.
Streif azzarda: salita sul Matajur meccanizzata (con la) e discesa meccanizzata (con la).
Cinci stronca: Streif vergognati!
Ucio esagera: salita sul Matajur via Kolovrat, Kanal, Avsa, Rommel,…
Vaivai trasecola: Ucio datti una calmata!
Bussola sentenzia: salita sul Matajur pedalata, discesa enduristica.

Non è la prima volta che i MIB bazzicano da queste parti. Era il lontano ottobre del 2012 quando la salita verso il Matajur e la successiva discesa del sentiero 749 ebbero l’onore di essere il primo tassello degli attuali 314 resoconti sul nostro sito.
Che la passione e l’aspirazione enduristica di Medioman integrarono con i racconti della Matadown negli anni successivi.
Ma torniamo all’attualità. Il ritrovo e la successiva partenza da San Pietro al Natisone è da brividi, nel senso letterale del termine. Freddo becco, vento tagliente. Nei pressi di Pulfero ha inizio la lunga salita che ci porterà in vetta, arriva finalmente il momento di iniziare a scaldarsi.
Con grande piacere è passato a trovarci e ad accompagnarci fino a passo Glevizza il mitico Ninja!

Oggi è giornata speciale per Bussola. Presenta infatti ai fidi compagni il suo nuovo mezzo: un salto di qualità enduristico che darà subito risultati positivi nella tecnica discesa ma che per contrappasso lo porterà al classico atteggiamento di ripulsa della salita, tipico dei discesisti puri. Ne avremo amara e testimoniata conferma.

Meteorologicamente la giornata è sempre più bella. La salita è costante ma mai cattiva. Ogni tanto una sosta per riempire gli stomaci e per certificare la presenza.


Passiamo l’abitato di Montemaggiore ed ognuno con il proprio ritmo si punta al rifugio Pelizzo.
Cin cin al cubo per tutti!
Non ci resta che ascendere alla chiesetta sul picco di confine, 300 metri di sano sburtan-bike rigenerante.
Solo Ucio e Vaivai approfittano dei watt aggiuntivi per pedalare, Streif finge indifferenza ma si pente, Bussola comincia a piagnucolare. Icefoot e Medioman restano indietro per non sentirlo.

“…che senso ha arrivare fino a lassù?… gnee gnee… ho mal di schiena… gnee gnee… faremo tardi… gnee gnee… era meglio se compravo una ebike… gnee gnee…”

Ma nonostante tutto riusciamo a trascinarlo fino in cima e a fargli riconquistare il sorriso.
La tabella oraria di marcia è rispettata, la Mataup è portata a compimento.


Chi è attrezzato si barda a dovere. La Matadown è una lunghissima discesa entusiasmante, tecnica, dispensiosa e molto varia. Millequattrocento metri di dislivello negativo da assaporare a pieni polmoni. Tratti rocciosi e canalette insidiose si alternano a sentieri flow con sponde e saltini.
Drop, gap, up, down, cip, ciop, stoooop!!!
Dalla chiesetta in cima sino al rifugio sloveno il percorso è obbligato. Da questo punto, invece che seguire la giusta traccia, seguiamo la bionda treccia… di una Pivot in gonnella!
Da ora in poi non ci faremo più distrarre.
Cinci in versione integrale ci riporta all’intersezione del passo Glevizza.

Mentre Vaivai opta per un rientro più tranquillo in forestale, sei biker assatanati si lanciano verso valle lungo il tracciato della gara. Ucio e Streif menano le danze, Medioman e Icefoot li seguono a vista, Bussola e Cinci chiudono il trenino. Inutile descrivere il percorso, basti sottolineare che anche sotto il casco integrale si vedeva il sorriso perennemente stampato sui nostri visi.


Sorriso anche quando si presentano delle piccole noie tecniche, che, come sul Calvario, coinvolgono per due volte la “diversamente nuova” Nerve di Icefoot.
- Il disco posteriore non fissato a dovere sul cerchio nuovo ha il suono di un acuto campanello… e per fortuna! Veloce serraggio e ripartenza.
- Passaggio molto impegnativo tra rocce e gradoni alti e infidi: gli enduristi “stelolungodotati” si fermano timorosi in mezzo e ai lati del rock garden. Icefoot sfrutta il suo “superbonus110” dribblando scogli, gradini, gradoni e ciclisti, finendo il passaggio con un percorso netto. Tronfio come un pavone paga tanta baldanza con il cerchio nuovo bozzato che fa sibilare la ruota con un fischio che non lascia speranza… “Muli… gavè una camera d’aria?”
Tentati ad abbandonarlo al suo destino, i MIB collaborano solamente perchè senza di lui e la sua macchina non c’è possibilità di fare rientro a Trieste.
Il finale verso Sorzento è la ciliegina sulla torta di una discesa spettacolare, un piccolo luna park di sponde, paraboliche, salti e gap. Il gap…
“Mediomaaaaan!!! Bastardoooo!! Troppo figoooooo!!!!”
Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto