Il giro che non tradisce mai

In concomitanza con l’allentamento della cortina di ferro che per decenni aveva diviso est ed ovest, gli inizi degli anni ’90 segnarono l’avvento delle prime mtb anche sul Carso triestino. Venne così naturale la voglia di esplorazione in luoghi finora sconosciuti, e anche grazie all’uscita della “Bibbia” dei cicloescursionisti triestini, nuove scoperte andarono ad allargare i limitati orizzonti. Circa un quarto di secolo fa una “Marin” e due “Mercatone di Palmanova” solcarono per la prima volta parte del giro odierno, fascino e bellezza immutati nel tempo.

In 60 chilometri di giro circolare vengono concatenate storia e natura, leggerezza e disincanto, pedalata rotonda e camminata artistica…

In realtà il sentiero della Via Alpina che unisce Senozece a Razdrto è completamente pedalabile, ma quando ci si imbatte in quella traccetta birichina che non si conosce, lo spirito esplorativo MIB prende il sopravvento!

La cima del Plesa svetta sopra i nostri caschi, rabbocco borracce al punto di partenza dei sentieri che si inerpicano verso l’altopiano del Nanos. Proseguiamo per strada isolata verso Veliko e Malo Ubelisko, abortiamo un tentativo di attraversamento campi già tentato in passate edizioni. L’obiettivo è Strane, con il suo tasso pluricentenario e la miracolosa fonte d’acqua.

Oltrechè punto di partenza di una divertentissima escursione invernale (reportage: NanOstric le cime irraggiunte).

Superata verso est l’ultima casa del paesino, si apre lo sguardo verso la magica piana di Postojna con le creste della catena dello Javornik sullo sfondo. La porticina nel bosco ci invita ad entrare in un mondo di fate e di gnomi, radici ingannatrici e solchi assetati mettono a prova la nostra abilità di bikers. Sbuchiamo a Smihel, la soddisfazione è già tanta ad appena un quarto di percorso.

Con il passare degli anni è sempre più aumentata la segnaletica, districarsi nel bosco che ci farà piombare al castello di Predjama è un gioco da ragazzi. La traccia è veloce e divertente, la temperatura è ideale, la discesa finale discretamente impegnativa da suggerire un abbassamento di sella. Siamo ai piedi del castello nella roccia, la rampetta finale ci porta a gustare l’immutato fascino della dimora di Erasmo.

Anche da seduti si nota che Bussola ed Icefoot hanno grinta da vendere, sguardo assatanato, scalpitanti ed ansiosi di scalare l’ennesimo Sv. Lovrenc.

Anche da seduta si nota che Ichea ha l’occhio da Pelincovec, sguardo assonnato, scalpitante ed ansiosa di scolare l’ennesimo frizzantino.

Per strada mai troppo trafficata si sale verso Bukovje e quindi verso Gorenje, da Predjama alla chiesetta in cima saranno 10 chilometri di costante ascesa. Casette amorevolmente curate, prati verde smeraldo, cani semidormienti che abbaiano stancamente per contratto.
Inizia lo sterrato, compatto e pedalabile. Curva a destra di ampio raggio, circa 4 km di incremento di quota mai proibitivo. Come sempre ci sono due che si stuzzicano, si provocano, si sportellano. Ichea prende ritmo, Spargel lo mantiene, Cinci lo cerca.

La rampa finale è tosta per pendenza e terreno, la chiesetta di Sv. Lovrenc che domina la piana sottostante è raggiunta.

In realtà la cima non è conquistata, 5 minuti di sentiero non pedalabile basterebbero per issarsi fino a su. Anche in questa occasione Icefoot dovrà rassegnarsi, forse la prossima sarà la volta buona.
Bussola non può fermarsi, l’orario limitato lo induce ad un frettoloso rientro alla macchina e quindi a casa. Ci arriverà, ed è già cosa buona.

Dopo sosta panino non ci resta che lanciarsi in picchiata nella “discesa da urlo”. Un muro verticale che in foto non rende l’idea, una media del 20% su terreno asciutto e scivolosetto.

Attraversata Studeno tagliamo verso i campi in direzione dei boschi di Postumia e della Pivka Jama. Non prima di aver allungato lo sguardo verso la vetta testè abbandonata.

Viaggiamo comodamente su larghi sterrati in mezzo al bosco, isolati dal mondo. Arrivare al campeggio è l’obiettivo: lo stomaco, l’orologio, il delizioso posticino suggeriscono che è arrivato il momento della pausa pranzo.

Situato in posizione strategica nella valle di mezzo tra Planina e Postumia, questo campeggio è punto di partenza per una infinità di escursioni. Gli escursionisti triestini, dopo meritato e rivitalizzante caffettino, ripartono in direzione Zagon. Il brontolio che si sente non è Spargel che si lamenta della nera bevanda, ma un imminente temporale che si sta per abbattere sopra di noi.
Non c’è scampo ma Ichea deve scappare. Impegni già prefissati non possono farla indugiare oltre: kway d’ordinanza, navigatore impostato, rientro stradale verso la macchina. Ci arriverà, ed è già cosa buona.

Nel frattempo i tre superstiti, su suggerimento di una local, si rifugiano in una “bus station”.
Un quarto d’ora circa di sosta e rispunta il sole. Proseguendo verso Zagon evitiamo il classico passaggio verso Landol per seguire uno sterrato che vira verso sud direzione Hrasce. Spettacolare!

La foto è di Bussola, anche lui passato di qui qualche ora prima, che nonostante la fretta non ha potuto esimersi dall’immortalare questo quadro naturale. E che ad Icefoot ha aperto un file nella sua memoria (reportage: La piana di Postumia).

Dopo una minima toccata sulla statale si rientra verso paesini sperduti, lunghi tratti pedalati rilassanti e panoramici. Attraversiamo il rio che sappiamo dover attraversare, dopodichè Spargel ed il suo Garmin hanno una fantastica intuizione: “tagliamo di qua verso Velika Brda!”
Attraversiamo un favoloso campo arato con una miriade di balle di fieno, stormi di uccelli che si alzano e si abbassano all’improvviso e perfino un’inaspettata cicogna che prende il volo nella sua regale maestosità.

A non tanti minuti di pedale ci aspetta un punto fermo di questo classico tour, la sempre più bella fattoria Hudicevec.

La strada del rientro è quasi completata. Crostata di ricotta e mirtilli, Radler di ordinanza, tavolazzo di legno, sguardo severo del Nanos a controllare. E campo da calcio…

Per rientrare a Senozece bisogna passare per Laze. Per arrivare a Laze bisogna salire verso la cava di marmo. Prendiamo quindi lo sterrato che si innalza subito dietro la fattoria, pendenze da fine giro. Terreno bello compatto all’inizio, sentiero più fastidioso verso la fine. Ma è veramente l’ultima fatica di giornata. Entrati in paese, prima una stradina asfaltata e poi lo sterrato nel bosco ci catapultano veloci verso il punto di arrivo di un giro superclassico ma che ogni volta è sempre più bello ed appagante.

APPENDICE

E’ quasi sera, tra un paio d’ore a Londra va in scena la finale degli Europei di calcio tra Italia ed Inghilterra. I MIB sono tifosi sfegatati come la maggior parte degli italiani. L’idea di dare una mano agli Azzurri con un “rito autogufante propiziatorio” sembra un’idea vincente. Verso le 23.30 quando un oriundo con la maglia azzurra numero 8 sbaglierà un rigore, ad un MIB in particolare si gelerà il sangue e verranno i sudori freddi. Per fortuna, qualche secondo dopo, il Gigio nazionale si tufferà nella giusta direzione, salvando così capra e cavoli…

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Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

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