In salita e in discesa, in bici e non solo...

Val Resia che passione!
5-6 ottobre 2019
Si sa: le due giorni MIB necessitano di largo anticipo per doverosa e meticolosa organizzazione…
Giovedì 3 ottobre – Prof su chat MIB:
Con ansia controllo da giorni il tempo. il weekend sembra tenere senza pioggia. All’ultimo decido per una 2 giorni da Carnia (partenza da Trieste sabato ore 6.20….non ci sono altri treni utili) per fare una Val Resia, pranzo in Sella Carnizza, salita sul monte Stol e 2 ore di camminata per raggiungere un bivacco…questo: http://www.hribi.net/gora/bivak_pod_muzcem/1/826
All’esca tesa con astuzia dal Prof, abboccano solo due MIB: un romanticamente ignaro Bussola (precedentemente adescato da uno spettacolare video Montanuswild.com) e un atleticamente tosto Cinci (che non poteva perdere un’occasione così ghiotta per dar sfogo ai suoi ciclo-watt).
Sotto l’attenta regia del Prof che dispensa generosamente raccomandazioni e gadget ai compagni di avventura, nel cuore della notte del venerdì uomini e mezzi sono predisposti alla missione, in modo più o meno professionale.

Primo giorno, 61 km, 2.500 m dislivello
La giornata comincia al buio, ben prima dell’alba: ciascun MIB sgattaiola fuori di casa prima delle 6, monta in sella e si dirige verso la stazione dei treni.
Bussola è già in forma perfetta: compra brioche e caffè al bar, non beve il caffè causa estenuante lentezza della barista, abbandona i guanti sul bancone, sbaglia binario. San Cinci interviene prontamente ed assicura il ricongiungimento al Prof, già da giorni sistemato in carrozza in fervente attesa. Ebbene, si parte!

Il viaggio in treno scorre sereno e frizzante, come il clima che accoglie i MIB alle ore 8.13 a Carnia.
Ai 3 prodi si aggrega Willy, degno aspirante membro della sezione Furlan-MIB (FIB): le sue frequentazioni pericolose col Bussola vengono presto svelate dall’equipaggiamento improbabile , che prevede trolley in schiena al posto dello zaino e bandana in testa al posto del casco…
Bando alle ciance, Cinci! Infreddoliti e assonnati si parte sulla ciclabile Alpe Adria.

Ben presto, a Campiolo, si capisce che non sempre le cose vanno come ci si aspetta: una galleria è chiusa causa frana, e la strada è interrotta… avremmo dovuto aspettarcelo ?
Ma anche quando le cose non vanno come ci si aspetta, c’è un modo per adattarsi…

Il percorso prosegue scorrevole verso Moggio, e quindi a Resiutta: nel nome del turismo più rilassato, qui i MIB oziano al bar, fanno spesa per la cena al supermercato, e infine visitano la vecchia grotta di ghiaccio utilizzate per la fermentazione della birra Dormish.

Dopo il cazzeggio, si riprende a pedalare fino a Povici di Sotto, da dove parte un piacevole e non banale single-track lungo fiume che conduce prima a Prato di Resia…

e quindi a Gniva…


E’ presto l’ora della seconda tappa turistica di giornata: breve ascesa e visita alle cascate del Fontanone Barman. Il posto è suggestivo, ma del barman agognato dai MIB già assetati nemmeno l’ombra. E Bussola è già in difficoltà a tenere il ritmo dei compagni…

Conclusa dopo mezzogiorno la seconda divagazione turistica, si comincia a fare sul serio: dai circa 600 m di quota del Fontanone bisogna arrampicarsi fino ai 1.100 m di Sella Carnizza, lungo i tornanti di una stretta strada asfaltata dalla “comoda” pendenza media del 12%.
A condurre le danze sono il solito Cinci (spinto dai suoi watt) e l’insolito Willy (spinto dai suoi spritz della sera precedente), mentre dietro arrancano il Prof (tra una pausa fotografica e l’altra) e il Bussola (già con visioni mistiche).

Sono circa le 13.30, è il momento della sosta e del meritato pranzo: alla trattoria Al Taj, i MIB+ degustano birra, gnocchi, guancette di maiale, strudel e caffè. Sarebbe il completamento perfetto di un bel giro in bici: ma è solo Willy a capirlo, abbandonando i MIB al loro destino e rientrando verso la sua furlana terra natia.


Sono le 14.30 circa: i MIB furlan-free si catapultano in una velocissima e divertente discesa verso Uccea… oddio, ma quanto cavolo si scende?? La picchiata si conclude attorno ai 550 m di quota: il cielo si annuvola, il Prof comincia ad avere bruciori al fondoschiena, il Cinci comincia a guardare dubbioso l’orologio, Bussola comincia a chiedersi perché non è rientrato con Willy…
Ma c’è poco da pensare, c’è solo da pedalare: bisogna riguadagnare i 1.500 m, lungo una mulattiera infinita, per fortuna dal fondo e dalla pendenza accettabili. Cinci sale di forza, il Prof di tecnica, il Bussola di disperazione: mai molar!!
Intorno alle 17.30, già oltre la tabella di marcia prevista, arriviamo ai piedi della vetta del monte Stol.


E’ il momento di cambiare sport: ci liberiamo delle biciclette abbandonandole a bordo del sentiero, carichiamo in spalla borse e sacchi a pelo e cominciamo la camminata verso il bivacco. La salita verso la vetta con le antenne è impegnativa ma relativamente rapida: siamo in vetta (1.673 m) circa alle 18.00, ci dovrebbe separare dal bivacco (1.550 m) una “comoda passeggiata” in quota…

Ma dove sarà il bivacco, lungo questa movimentata cresta interrotta da due decisi rilievi avanti a noi?
“Non sarà mica quel puntino bianco laggiù in fondo, no?” dice Cinci. Il puntino è talmente lontano, che gli altri decidono di non vederlo…

Evabbè, non ci resta altro che camminare, con il sole che progressivamente si abbassa sempre più. Il sentiero è meno agevole di quanto sperassimo, bisogna stare attenti e tra borse fastidiose (Bussola con elegante tracolla, Prof con voluminoso trolley) e calzari precari (Cinci con scarpe da bici con le clip) l’andatura non è rapida.
Riusciamo anche a sbagliare sentiero ad un bivio, torniamo indietro all’impietoso cartello: 1 ora e mezzo. Sarà difficile, con questo ritmo, arrivare prima del buio…

Il Prof fa l’andatura, e procede spedito a una cinquantina di metri davanti a Cinci e Bussola. Il sali-scendi è sfiancante, Bussola è stremato, e comincia a chiedersi se forse non sia meglio guardarsi attorno alla ricerca di un posto dove accamparsi per la notte col sacco a pelo.
A rispondergli in maniera perentoria non è il Cinci, ma un ruggito potente proveniente dal fianco della montagna. Attimo di silenzio e sconcerto: che cazzo di animale era? E se fosse un orso? Rumori di animale grosso che cammina, rumori di alberi/frasche che si rompono, non lontani. Altro ruggito.
Per Bussola è un orso che mangerà prima Cinci come antipasto, poi lui come contorno: panico.
Ancora una volta, per lui, dopo la perlina del Mangart, la sensazione di paura ancestrale e di “ma chi me l’ha fatto fare che stavo così bene a casa sul divano?“.
Cinci è più pragmatico: non serve aver paura… se è un orso, ci mangia… e se non è un orso, è meglio muoversi per arrivare a ‘sto benedetto bivacco. Raggiungiamo il Prof: per lui era un cervo.
Sia quello che sia, per fortuna non lo si sente più: ripartiamo alla caccia del bivacco, col Bussola che non ci pensa più a dormire all’aperto…

E il sole scende definitivamente: per fortuna abbiamo le torce e ora, avvolti anche da qualche nuvola passeggera, proseguiamo maldestramente nel cono di luce davanti a noi. Finché praticamente non ci scontriamo contro la sagoma sghemba del nostro agognato bivacco.
E’ buio pesto, ma la sensazione è già quella di un’impresa da raccontare.

Il bivacco all’interno, oltre a molto freddo, è molto bello: ci sistemiamo in fretta, ci mettiamo addosso tutto quello che abbiamo, ceniamo a base di panino al prosciutto, formaggio e vino Tavernello.
Il Prof ci allieta coi suoi molteplici gadget: lampada a effetto focolare (purtroppo solo effetto ottico, non termico), fornelletto tascabile, minestra liofilizzata di lenticchie e pancetta al solito gusto di plastica ma piacevolmente calda. Abbiamo ancora la forza di abbozzare qualche giro a briscola, e poi il peso della giornata lunghissima si abbatte su di noi.
Sono circa le undici di sera, e i 3 MIB si ritirano nei loro sacchi a pelo, sulle panche non proprio comode del pur ospitale bivacco. E’ la chiusura di una intensissima giornata, che ha portato il Prof a dubitare delle sue stesse doti organizzative ma che non ha mai minato la forza e lo spirito di gruppo dei MIB!
Secondo giorno, 52 km, 560 m dislivello
Il risveglio è allietato da un bel sole, e da una spettacolare vista del comprensorio circostante.


Dopo una lauta colazione a base di caffè in polvere, cioccolata, biscotti e formaggio, si pianifica la giornata con un accordo immediato: fanculo ai programmi, nessuna vetta, solo discese e cazzeggio!
Armati di questi buoni propositi, ci rimettiamo in moto percorrendo in senso inverso la strada percorsa la notte prima: a vederla alla luce del giorno, non sappiamo se farci sorprendere più dalla sua lunghezza o dalla sua bellezza, che copre gran parte della regione dal nostro golfo alla nostra destra fino al Mangart alla nostra sinistra. Propendiamo per la seconda.




In circa due ore siamo di nuovo alle antenne dello Stol, e alle 12.30 precise ci ricongiungiamo alle nostre amate biciclette.
La discesa verso Sedlo (850 m) con 11 km di picchiata su strada militare dal fondo scassato, è una goduria per Bussola (unico con MTB ufficiale), una mezza sofferenza per Cinci (con MTB muletto, rigida) e una agonia per il Prof (bici turistica con ruotine e borsoni).

Fa freddino e il cielo tende ora al grigio, proseguiamo veloci dietro al Prof che finalmente su strada impone un ritmo da velocista. Arriviamo presto a Robic (ultimo paese in Slovenia, con gran parcheggio e spiaggia lungo il Natisone), e poi a bomba verso l’ex valico di Stupizza, dove ci facciamo una gran buona (ed economica) mangiata e bevuta alla Gostilna Pri Konfinu.
L’umore è ottimo, il ritmo incredibilmente alto se si pensa alle fatiche del giorno prima: passiamo per Podvarschis, attraversiamo il Natisone per seguire stradine secondarie (con piccolo GPM in via Cicigolis), per poi attraversare vari paesetti fino a Ponte San Quirino e poi, lungo ciclabile, per concludere allo sprint in centro ad una Cividale in festa per accoglierci all’arrivo.



Sono quindi il treno, e poi ancora le nostre bici, a riportarci stanchi ma felici alle rispettive dimore.
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PS: lungo il rilassante percorso, i MIB hanno anche avuto modo di visitare brevemente alcune attrazioni turistiche nelle vicinanze. Eccone la testimonianza fotografica…



Andata…
… e ritorno
Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto
Secondo me ha sicuramente ragione il Prof: quello era un evidente ruggito di cervo… mentre veniva sbranato da un orso…