I mulini del rio Kranjsek

6 ottobre 2019

Icefoot prepara la canna, lancia la lenza, attende che qualcuno abbocchi all’amo. Medioman e Aleksij si gettano entusiasti sull’esca!

Andare alla ricerca di meandri nascosti, misteriosi mulini, pozze cristalline, guadi da attraversare è la missione di giornata. Percorso ciclabile? Certo che no! E’ allora si, questo è proprio pane per denti MIB, a Storje comincia l’avventura.

Su asfalto ci si raffredda in discesa verso l’imbocco della Val Rasa, ci si riscalda in salita fino al bivio per Sela e Razguri.

Sela da una parte e Stomaz dall’altra sono i punti di vedetta che racchiudono il fiordo boschivo che andremo ad esplorare. Trovare da dove calarci potrebbe sembrare un’impresa, un cartello indicatore agevola la nostra scelta.

La sensazione di essere fuori dal mondo è costante nei nostri girovagare carsici, oggi ancor più accentuata. Raggiungiamo quindi la chiesetta di Sv. Tomaz da dove cominceremo ad inabissarci.

Non prima di esserci messi in competizione fotografica con la fauna locale.

La conformazione arcigna delle rocce carsiche è un eterno problema per le gomme di qualsiasi velocipede che le calpesti, sarà sempre così, da qui all’eternità…

E’ ora di lanciarsi verso il rio Kranjsek, non si può sbagliare direzione.

Arrivati ai resti del primo mulino utilizziamo il comodo bikeparking ed iniziamo esplorazione a piedi.

E’ decisamente un luogo misterioso ed affascinante. Immaginarlo 150 anni prima con le macine al lavoro necessita di fervida immaginazione.
In direzione contraria al flusso delle acque scandagliamo il terreno e godiamo di bellissimi scorci.

Quando ci rendiamo conto che il percorso è agevolmente ciclabile, facciamo dietrofront, recuperiamo i nostri mezzi e baldanzosamente in sella continuiamo la risalita.

Spingiamo i nostri pedali e le nostre gambe al limite, finchè madre natura ce lo permette. A meno di gradire un tuffo fuori stagione, arriviamo alla fine dell’esplorazione.

Non resta altro che tornare in quota, fare merenda, battezzare Aleksij novello Zar e puntare le prue verso Razguri. Arrivati in paese i due padrini brindano al nuovo alias

Siamo in cresta tra la val Rasa e la piana di Vipacco, risaliti dalla prima andiamo ad affacciarci sulla seconda. Come da programma, ampio sterrato ci porta nei pressi della chiesetta di Sv. Socerb da dove si gode vasto panorama verso le cime della selva di Ternova

Tra sterrati, singletrack e asfalto raggiungiamo Stijak. Dopo essere precedentemente passati per Sela è doveroso giungere a Selo, la parità di genere è salva. E’ il momento di drastiche decisioni:

  • Icefoot propone la traccia studiata a tavolino, presunto singletrack che spara diretto a Trebizani verso la valle del Vipacco
  • Medioman propone la via più breve verso la Val Rasa, per ritorno immediato verso i cevapcici di San Giovanni
  • Zar propone testa o croce sembrando più Ponzio Pilato che Pietro il Grande.

La linea Medioman sta per avere la meglio, Icefoot sembra ramingo e perplesso.

Ma il destino è pronto a voltar pagina, una cartina cartellonata chiarifica il percorso. Cevapcici e giro pianificato sono entrambi salvi!

D’altronde una perdita di dislivello di 300 metri in 2 chilometri dovrebbe far gola a qualsiasi discesista che si rispetti. Che non fosse propriamente una traccia flow questo è un altro par di maniche!

Giunti a Trebizani non resta che ondeggiare su asfalto verso l’imbocco nord della Val Rasa. Colori sociali accompagnano il ritmo del trenino MIB.

Quaranta minuti di dolce pedalata in leggerissima salita ci fanno godere a pieno l’attraversamento della valle, sempre magica e silenziosa.

Giunti in conclusione ci aspetta la risalita a Storje. Ma prima dei cevapcici non ci vorrebbe un’antipastino? La kmetija “pri Marici” è un gran bel posticino…



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

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