In salita e in discesa, in bici e non solo...

Malghe carniche e discese enduristiche
“Siete mai stati a malga Dauda?”
L’innocente domanda di Loden diventa lo stimolo per una nuova avventura su due ruote targata MIB.
Bussola e Odermat ci sono già passati a fianco ma non ricordano.https://mib-trieste.it/2023/06/kaiser-champions/
Due le possibili motivazioni:
- avevano il cervello talmente annebbiato dalla fatica che hanno rimosso ogni reminiscenza.
- stiamo parlando di Bussola e Odermat.
Il secondo, in inarrestabile fase calante, declina la nuova proposta senza indugio.
Il primo invece rilancia: “Faremo la stessa salita fino a malga Meleit e poi vi porterò verso i Piani di Lauco a fare lo spettacolare sentiero Cimenti, ho letto in rete che deve essere bellissimo…”. “Bussola! Non è che dovrebbe essere bellissimo, è bellissimo…lo abbiamo scritto anche noi. Ci siamo stati l’anno scorso!”https://mib-trieste.it/2024/11/giulie-carniche-entrambe/
Dalla partenza a Tolmezzo fino a Zuglio sono dieci chilometri di piatta ciclabile.

Da Zuglio alla malga Meleit sono undici chilometri di salita per quasi 1200 metri di dislivello, senza soluzione di continuità, poco spazio alla fantasia.
Tornanti, salita, asfalto, salita, tornanti. Fino al paese di Fielis. Luogo di ricordi bellici e di primi amori.

Tornanti, salita, sterrato, cemento, sterrato, salita, tornanti. Fino a malga Dauda. Luogo di ricordi belli (a ricordarli).

Loden è protagonista:
- nelle gambe 1500 metri di dislivello positivo nell’anno corrente.
- nella schiena 10 chili di comodo zaino impreziosito da dondolante casco integrale.
- sotto il sedere 20 chili di cancello spagnolo senza neanche alloggiamento per la batteria.
- sul corpo elegante outfit a cipolla in cotone impregnante.
Nonostante tutti questi tentativi di autolesionismo regge brillantemente all’urto tirando fuori la tipica tigna friulana sempre con il sorriso sulle labbra.
Il graduale saliscendi che collega malga Dauda a malga Meleit è già motivo di soddisfazione. Pur sapendo che arrivati a quest’ultima la troveremo chiusa.
Siamo arrivati al punto di prendere una decisione. In questo senso la foratura di Loden, incredibilmente non latticizzato, ci aiuta a scegliere. Abortiamo l’idea di proseguire fino al rifugio Tamai nel comprensorio dello Zoncolan e puntiamo tutto sulle programmate discese scovate su Trailforks, queste sì una totale novità.
Ma che da ora in poi le bici scivolino solo verso il basso è pura illusione. Ci sarà ancora da sudare e da spingere. Da Dolacis alla forcella omonima, da malga Corce a forcella Navantes.


In un contesto di Carnia misteriosa e solitaria, che regala scorci affascinanti ed insoliti. Il Prof è estasiato.


Lo sguardo corre lontano verso gli oramai lontani prati di malga Meleit.

Quindi attraversando boschi e valli nascoste approdiamo all’attacco della prima discesa, il Crazy Train, posto alla base del monte Cuar.

Scambiamo qualche amabile chiacchiera con una escursionista del posto che smentisce il luogo comune dei carnici chiusi e scontrosi. Dopo aver indossato le protezioni siamo pronti a partire in una discesa che si divide sostanzialmente in due parti: sentiero flow veloce nella prima, rock garden nella seconda.
Ed è in questo contesto, ed anche in quello successivo, che Esperanta diventa a sua volta protagonista. Sempre con maggior disinvoltura e consapevolezza affronta discese non impossibili ma per nulla banali, mr. Wolf può essere più che orgoglioso dei progressi della sua dolce metà.
Finita la prima traccia enduristica andiamo a connetterci alla successiva affrontando l’ultima ascesa di giornata.

Siamo un pò stanchi ma felici. La scelta a monte di non proseguire al Tamai si è rivelata azzeccata. Il Marc-Trail 2.0 è pronto ad essere assaggiato dalle nostre ruote.

Più tecnico del precedente anche per la pendenza, mette alla prova la nostra fama di intenditori. Bussola lotta col deragliatore, Cinci sogna una Capra, Icefoot benedice l’ammortizzatore.
Le sezioni sono lunghe e danno possibilità di scelta delle traiettorie. Il fisico è messo alla prova, un cartello in marilenghe ci avvisa che stiamo per affrontare un tratto solo per temerari. Già che ci siamo “temeriamo”.
L’attenzione va tenuta fino all’ultimo, fino al cimitero di Lorenzaso, dove la fine del trail è impreziosita dagli aritmici scalini conclusivi. Che spettacolo!
Ci contiamo, ci controlliamo, ci complimentiamo. Siamo tutti integri e soddisfatti. Ma affamati e assetati! E’ sera e dobbiamo ancora pranzare.
Alla Vecchia Osteria alla Pieve troveremo un titolare spassoso ed ironico, la birra amara più buona che ci sia, salame e formaggio divini, un tiramisù da urlo. Peccato per le modeste crostate…
