Giulie? Carniche? Entrambe!

Weekend di Halloween. L’alta pressione ci mette pressione.
Previsioni di cieli limpidi e temperature miti ci costringono ad organizzare una irrinunciabile “duegiorni”. Dettofatto! Giri gemelli, destinazioni diverse, uguali emozioni.

Sabato. ALPI GIULIE

Siamo nel catino della Val Resia, sullo sfondo le bianchi pareti del gruppo del Canin ne delimitano l’ampiezza. Partenza da San Giorgio, direzione Prato, dove inizia la lunga ascesa.

La Sella Sagata è il primo step e la si raggiunge lungo una forestale mai troppo impegnativa.
Punto di congiunzione verso la Val Raccolana è un posto idilliaco con scorci di notevole suggestione.

Si ricomincia a salire e un punto di osservazione privilegiato permette a Cinci di flirtare con la “sua” Amariana.

Loden è l’unico ad aver calcato queste tracce in precedenza, non ricorda particolari pendenze da affrontare. In una non particolare pendenza Icefoot rompe la catena destando irrefrenabile gioia nel Prof, in crisi di astinenza da “lavoretti”.

Più o meno pendente, è in realtà una delle più belle salite che abbiamo mai affrontato. Per il fondo cementato o comunque compatto, ma soprattutto per le spettacolari visioni che continuamente ci distraggono in qualunque direzione. Temperatura ideale e giornata limpida fanno il resto.

Sbagliamo un bivio ed è una fortuna. Il rattoppo infatti è una invitante traccia nel bosco: magica, croccante, divertente.

Lentamente ci avviciniamo al picco della gita odierna, inizia la fase di cicloalpinismo.

“… per i miei conoscenti è stato un incubo..” ci aveva avvertito qualcuno.
Per noi invece è un sogno. Il sogno di raggiungere con le bici questo luogo si realizza.
Siamo al bivio che a nord raggiunge il ricovero Igor Crasso e successivamente il Monte Sart.

Ci meritiamo un po’ di riposo e divoriamo le provviste portate nello zaino.

Perchè dopo la poesia è l’ora di passare al rock&roll. Cinque chilometri e mille metri circa di dislivello negativo necessitano di alta concentrazione.

Poco dopo l’inizio della picchiata un originale camminatore solitario, tra lo stralunato e il divertito, ci chiede: “E voi chi siete? Dove andate? Da dove venite?”

Sappiamo da dove veniamo, da capire dove stiamo andando.
Lo scopriremo presto calcando il sentiero dell’ Altavia Resiana.
Tornantini pendenti e stretti, tracce filanti nel bosco, radici asciutte, passaggi ostici e spigolosi, slalom speciale nell’erba… una goduria totale. Quasi tutto in sella.

Arrivati a Stolvizza siamo felici, rinfrancati, carichi.
Pronti ad affrontare l’avventura che non ti aspetti.

Booking toglie, Booking dà. Esce Michele, entra Wilma. I MIB pensierosi risolvono.
E ci guadagnano, in tutti i sensi.

Prima di concludere il giro è ora di andare a festeggiare come si deve. Ce la siamo meritata. Scegliere tipo, gradazione, qualità… non è stato neanche tanto difficile.

Chiudiamo l’anello ciclistico verso San Giorgio. La luce che rimane la sfruttiamo per un’ultima escursione a piedi. Il Fontanone Barman sigilla una giornata ricca di soddisfazioni.

Domenica. PREALPI CARNICHE

Non dobbiamo farci ingannare. Prealpi:Alpi=1500:1400.
Bussola si inserisce nel quartetto d’Alpi trasformandolo in una cinquina. Tombola! (speriamo di no)

Partenza da Villa Santina, con il naso all’insù lungo i tornanti stradali che portano a Lauco.
Deviazione verso la frazione di Avaglio, dove nei pressi dei lavatoi dell’800 prendiamo parte ad una rievocazione storica.

Subito dopo il paese s’impenna una stradina infinita con rampe da garage.

E finalmente arriva anche la possibilità di respirare.

Superiamo i Stavoli di Tarlessa e ci fermiamo a rifocillarsi nei pressi degli Stavoli Aiers dove la vista si apre verso sud.

Fino a qui tutto salita. D’ora in poi tutto salita. Ancora per 500 metri positivi, lungo otto tornanti dal fondo che farà sentire la fatica. La nostra presenza non passa inosservata, sopra le nostre teste si stanno preparando ad un banchetto.

Ma noi non ci stiamo, pronti a godersi la bellezza che questi luoghi fuori dalle rotte convenzionali ci riservano.

Siamo sulla dorsale del Monte Tribil, lungo una specie di panoramica delle vette non troppo lontana da quella originale. Spettacolo bellissimo.

E finalmente arriviamo all’imbocco della discesa, ma non è ancora il momento.
Poco più sotto è sita la Malga Caupa, luogo prescelto per il nostro odierno pranzo al sacco.

Siamo isolati dal mondo, potremmo essere in Friuli o addirittura in Cina.
Via della Seta o via delle sete? Sappiamo che a Lauco ci aspetta una birra.

La prima parte di discesa è molto impegnativa: esposta, tornanti stretti, sentieri erbosi con infide trappole sassose. Usciti indenni godiamo di uno splendido trail nel bosco che invita a mollare i freni, adrenalinico! L’arrivo ai Piani di Lauco è la conclusione del primo segmento.

Oltre la strada asfaltata imbocchiamo il sentiero Cimenti che ci porterà fino a Vinaio.
Il bosco è carico di foglie, la traccia scende in diagonale e necessita di rilanci e qualche pezzo a piedi.

Ma è soprattutto quando le pendenze si accentuano che ci si diverte come bambini con derapate e traversi stile sciata fuoripista.

Immersi nel bosco i nostri occhi sprizzano di gioia. Arrivati in paese ci avviamo verso la terza e ultima parte. La forra o la birra? Da Vinaio al birraio è la logica conseguenza.

Sta per fare buio, l’aria è sempre più frizzante. Il troi di Lauco è una discesa scassata che affrontiamo con ignorante spensieratezza. Villa Santina è ai nostri piedi.

Ciao montagne friulane, che splendido weekend ci avete regalato!


… e per finire, la chicca d’autore del Prof


Alpi Giulie


Prealpi Carniche

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