In salita e in discesa, in bici e non solo...

…all’Altipiano (2/2)
“Ciao, vi vanno 3 giorni di bici dopo 4 giorni di ferrate e trekking nelle Dolomiti?“
“Si tratta dell’Asiago loop nell’omonimo altopiano.“
Si può rifiutare una proposta del genere? No, non si può.
Prof ed Esperanta entusiasticamente propongono, Cinci ed Icefoot ad occhi chiusi accettano. Bussola si aggrega ed estrae Giulio dal cilindro.
Sembra un deja-vu, ma in realtà tutto è nuovo.
Dopo 4.000 m e 4 giorni di ferrate tra le Pale di San Martino, la partenza in bici è fissata al Palaghiaccio di Asiago.
Non è un tipico giro MIB da martiri, non è un giro con i soliti MIB, non è un giro “al naturale”.
L’ispirazione giunge dalla lontana America, da dove i Veneti vogliono attirare immigrati a due ruote….ma al lazo (al LOOP) rimane intrappolato il Prof, che invischia tutti, Giulio compreso.

Giuuu-lio?!? Chi è Giuuu-lio? …..E’ Giulio “il Turco”…carnagione bronzea, gambe al plutonio, carattere d’oro, fede d’acciaio, batteria al piombo incorporata.

Il giro, spacciato per bici gravel, tramortisce tutti al primo chilometro. Pendenze eccessive, fondo smosso e caldo micidiale mettono a dura prova il gruppo misto.
Anche se superdotato, pure il Turco deve cedere alle pause forzate dal Cinci per le scorte di flavonoidi antiossidanti.

Il Prof bramava l’esplorazione dell’Altipiano da oltre 2 anni, indeciso alla conversione al bikepacking selvaggio, fatto di materassi di sassi e brodaglie liofilizzate. Ma l’occasione del viaggio tra amici (con carta di credito) lo farà cedere su alcune errate convinzioni spartane…

Asiago, il suo altipiano e le strade militari sono intrisi di storia. Ogni angolo, ogni scorcio accendono curiosità cimbriche.


Una pozzanghera rosso sangue è l’occasione per inventare storie e leggende…come gnomi si prosegue in un mondo incantato…



Le borse di Esperanta, ai lati della bici “non naturale”, non ne vogliono sapere di godersi il viaggio. Ogni sassolino è occasione per saltare dalla bici in corsa. Al Prof fumano le orecchie e le meningi per risolvere il problema.


Alla malga Fratte, si contratta in veneto stretto per Coca-cola e Radler. Rotto il ghiaccio con la verace gestrice, ecco l’occasione per farsi illustrare la Magnifica reggenza dei sette Comuni e le rigide regole locali sul marketing territoriale.

Oggi non è giornata e non si può cavar sangue dalle rape. Agli originali 60 km giornalieri, alla Piana di Marcésina, la “piccola Finlandia d’Italia” , si decide di farla breve….Bussola e il Turco avevano troppa fretta di accasarsi nella romantica suite del rifugio Barricata.

All’iniziale stupore di un cubo “sì-fatto” in mezzo al nulla, è subentrata la delizia per la meravigliosa cena, la superlativa serata e l’incommensurabile simpatia della gang di Ottavio. Dopo aver provato i bigoli col sugo, specialità vicentina, il Prof ha ri-giurato di rinunciare alle buste liofilizzate.

Il secondo giorno inizia con l’ottimismo: Ottavio ci ha indicato una scorciatoia per risparmiare chilometri verso la cima del monte Ortigara. Il nostro obiettivo è il piazzale Lozze.

Ma i bigoli (e i calici di vino successivi) devono aver annebbiato i ricordi del nostro chef. Dal Lozze, nessuna possibilità di proseguire con la bici. Non rimane che riprendere l’originale percorso del LOOP, allungando a dismisura. Ma è proprio in questo girovagare sotto il sole cocente, che presso il Monte Forno scopriamo episodi di umanità.

L’altopiano carsico è arido per definizione. Il sudore imperla la fronte e la sete impoverisce la gola. Una fontana rende isterica di gioia ogni risata.

Raggiungere l’Ortigara, teatro di atrocità e disfatta bellica, è un’esperienza mistica…


…quasi eterea.


Arrivati allo zenith della nostra traccia, non rimane che discendere il semicerchio antiorario che rimane.

Il paesaggio è naturale….talmente naturale, che la natura ha fatto il suo corso. Il bostrico dell’abete rosso ringrazia per le scorpacciate e lascia, ai occhi degli astanti, solo desolazione…

L’obiettivo è il K2… Al nostro albergo mancano troppi chilometri e anche oggi, alla prima scorciatoria, si sceglie la strada più corta.

Dopo sosta al rifugio Larici, si perde quota lungo comoda provinciale. Ma le lacrime salgono, quando il nostro albergo si palesa per quel nome scelto non a caso. L’ultimo chilometro al 10% è una disfatta.

Al terzo giorno, abbiamo una certezza: alle 14.02 il giro deve finire. Si decide all’unisono di boicottare il LOOP e di concentrarsi solo allo SPOT più aereo e pericoloso dell’escursione.


Al monte Cengio, la visita era d’obbligo. Il silenzio pure. In mezzo ai turisti, scopriamo l’aerea mulattiera di arroccamento.



La pausa pranzo è passata, e i minuti sono contati. Komoot propone il rientro più veloce che ci sia lungo la ex ferrovia Rocchette – Asiago.


Il LOOP si chiude su se stesso al punto di partenza. La prima goccia scende all’apertura del cofano… e ai MIB scende la lacrimuccia per questo giro appena concluso.

…anzi, no. Che sia questa la fine di contaminazioni ciclo-escursionistiche?
I limiti sono stati raggiunti? Le Dolomiti sono state esplorate? I MIB sono stufi?
La risposta è facile…
Considerazioni conclusive
Da un’idea di vacanza per due, sono nate due avventure da condividere con gli amici.
E’ sempre bello sperimentare e condividere nuove esperienze ed emozioni.
I ricordi, le immagini, le paure e le scoperte vissute sulle Pale hanno segnato profondamente l’anima dei 4 MIB.
L’Asiago Loop, o meglio semi-Loop, è stata dimostrazione di come, dietro l’angolo, si celi la sorpresa, l’imprevisto, la delusione, la scoperta e il piacere.
Che aspettate? Lanciatevi anche Voi all’avventura…
Per le Pale di San Martino si siamo affidati ad un pacchetto completo, che risolve il problema delle prenotazioni ai rifugi. Personale competente e l’Ufficio turismo di San Martino di Castrozza sono al vostro servizio. Per chi non ama le ferrate, è prevista l’opzione trekking. Il costo a mezza pensione, con funivia a/r compresa, è di circa 70 euro giorno/persona.
Ai tre rifugi si cena divinamente. Il cibo deve essere guadagnato dopo ore di sudore. Le ferrate sono impegnative e di media difficoltà. In alcuni punti, non attrezzati, il passo deve essere fermo e l’attenzione massima. Le ferrate da noi fatte con il pacchetto Ferrata Explorer Tour Nord sono:
- Bolver Lugli (1 ora di avvicinamento, 2 ore di ferrata, impegnativa, tra diedri e 2 strapiombi, su roccia sana);
- del Porton (con scale, aerea, con fastidioso canalone di circa 200 metri, da evitare nel caso di pioggia)
- la vecia (divertente scala verticale)
- velo della Madonna (piacevole, su roccia compatta)
- Gusella (verticale, da vertigini, ma fattibile in salita e in discesa)
Il collegamento Passo del Porton – Forcella Stephen è adrenalinico e delicato (fa parte del Sentiero attrezzato Gusella).
Il ghiacciao Fradusta sarà purtroppo presto un triste ricordo. La salita alla cima è facile, in un contesto lunare e ipnotico.
Sull’altipiano di Asiago, è raccomandata una bici con ruote “grasse” e almeno forcella ammortizzata. Diffidate dai video youtube di chi lo percorre in bici gravel.
L’anello fatto da noi non deve essere preso sottogamba, visti i chilometraggi, i fondi stradali smossi e le pendenze.
L’acqua è rara, come rari sono i posti di ristoro. Affidatevi pure alle indicazioni del sito bikepacking.com.
Se passate dall’amico Ottavio al rifugio Barricata, dite che vi abbiamo mandato noi!
Primo giorno
Secondo giorno
Terzo giorno
Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto