In salita e in discesa, in bici e non solo...

Liturgico Zermula
Bici-treno-bici-burraco-ferrata-bici-escursione-bici-treno-bici.
Sono questi i dieci grani del rosario che sfileremo in questo piacevole weekend settembrino.
L’affiatato sestetto delle Pale di Asiago si presenta compatto.
Loden subentra a Giulio; quando il dislivello supera i 2.000 metri positivi, non resiste alla tentazione.
Il pizzino di Icefoot sintetizza bene il primo giorno.

Trieste centrale ore 7.28. Prof, Esperanta, Bussola, Cinci ed Icefoot.

Arrivo a Carnia dopo due ore abbondanti. Con la macchina avremmo guadagnato la metà del tempo, ma vuoi mettere la soddisfazione…

All’edicola della stazione la locandina strilla:
“FURTO AL MUSEO DELLA MONTAGNA DI PREMARIACCO! RUBATI PREZIOSI STIVALI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE. SI SOSPETTA BASISTA DEL LUOGO”.

Gli ostacoli non fermano i MIB, ciò che non si scavalca si aggira.

Ci aspettano 15 km di piacevole e leggera salita asfaltata lungo la Val d’Aupa.
Il traffico è pressochè inesistente, solamente moto d’epoca nella direzione opposta.
Bussola è in tema, prova sensazioni da ciclista da museo. Ha le visioni…
Una freccia gli indica la via: SAPS – Sempre Avanti Presto Spiana!

Invece il bello (e il duro) deve ancora venire. Prima di arrivare alla sella la strada si impenna, la tappa intermedia per puntare ancora più in alto è raggiunta.

La deviazione verso le malghe Glazzat bassa e alta riaccendono ricordi di invernali sci-escursioni. La rampa verso il punto più alto certifica che in bici si fa più fatica che sulle pelli. Per contro la malga è fortunatamente aperta.

Dopo aver finito di mangiare con la richiesta del dolce “più grande che avete”, nubi minacciose si stagliano all’orizzonte, de iure e de facto. I 600 metri di perdita di quota che ci fiondano a Ponte Lavaz preludono alla impegnativa conquista di Cason di Lanza, che necessita di 800 metri positivi in 10 chilometri.
Che li faremo sotto la pioggia è un dato di fatto, per fortuna non sarà mai troppo fastidiosa.
Si parte in gruppo, si viaggia a fisarmonica, si arriva in fila. Piccolissimi tratti per rifiatare si alternano a rampe dure e tornanti che sembrano non finire mai. L’asfalto aiuta l’ascesa, ma quando dietro la curva sembra che stia per finire, l’occhio cade lassù in alto dove la strada inesorabilmente continua. Ma non si molla, si sbuffa, si zigzaga, tenacemente si prosegue.
Il sole all’arrivo accoglie gli orgogliosi pedalatori.

Radiocorsa certifica un Cinci in ottima forma, una Esperanta “Zazasponsored” sempre tostissima, un Bussola mai domo.
La malga/agriturismo Cason di Lanza è incastonata tra lo Zermula e la Creta d’Aip in un contesto paradisiaco. Ed evoca ricordi di antesignane duegiorni, tra kazziatonen e docce bollenti.

Dopo sistemazione e relax è tempo nuovamente di sgranare il rosario.
Loden, maestro di cerimonia, snocciola le mille regole che caratterizzano il burraco di malga:
- Si gioca in quattro ma si partecipa in sei.
- Si vince in due ma anche in tre.
- Il due vale più dell’asso.
- L’asso non vale un casso.
- I mazzi volanti sono pericoli costanti.
- Se peschi una, peschi tutte.
- Verticale, non orizzontale.
- Il cabernet conta più della birra.
- Chi si soda s’imbroda.
- La liturgia la luce porta via.
E con veloce apprendimento e amore del rischio che Bussola ed Icefoot azzeccano la partita della vita ed ottengono l’ambitissimo secondo posto. Il due vale più dell’uno…

Per la mattina seguente altre regole da rispettare:
“Icefoot quando ti svegli non rompere le balle agli altri, vestiti ed esci senza far rumore dalla stanza!”.
Rispettoso dei compagni ed obbediente all’esortazione, così sarà fatto.
Sotto la camerata alloggiano le mucche. Icefoot esce silenziosamente dalla stanza e va a salutare le mucche. Le mucche rispondono giulive con il movimento della testa. Le mucche hanno il campanaccio al collo. La puntualità delle 7.30 a colazione viene così rispettata.

Il sole accarezza i monti; il punto più alto della duegiorni, la cima dello Zermula, ci aspetta. La marcia di avvicinamento verso l’attacco della ferrata Amici della Montagna può avere inizio.

Forti di una oramai consolidata esperienza, di innumerevoli ore passate in parete, di allenamenti mirati allo sviluppo fisico e mentale, sarà il cosidetto “trio delle meraviglie” ad avere il compito di battezzare l’aspra risalita.

L’agilità da scoiattolo di Cinci.

La tranquillità tibetana di Icefoot

La nonchalance naturale di Esperanta.

Toccherà invece al Prof l’ingrato compito di vegliare su due individui alle prime armi, equipaggiati alla meno peggio, forma fisica da “lingua a penzoloni e mani sui fianchi”.

Il perenne affanno di Bussola.

L’ingorgo in tangenziale creato da Loden.

La disperazione e l’autolesionismo del Prof.

Alla tratta 11 del giorno 11 aspetteremo fino alle 11 per fare una foto assieme.


E finalmente, arrivati alla cresta, si staglia la croce di vetta.


Andiamo a conquistarla!


La giornata è limpida e permette allo sguardo di spaziare lontano.


Qualche ciacola con un gruppetto di veneti ed è il momento del dietrofront. Il treno a Carnia parte alle 18.29 e non siamo nemmeno a metà delle tappe previste. Lo saremo nuovamente a Cason di Lanza, a discesa del Zermula ultimata .


E’ ora di pranzo, la malga è aperta, i tavoli sono liberi, fame o no, come si fa a rifiutare gnocchi e birra?
Nel frattempo le mutande da bicicletta hanno sostituito le mutande da ferrata, dopo l’ultimo caffè possiamo inforcare i cavalli ruotati. Adesso sarà tutta discesa, o quasi.

A capofitto verso Paularo ma con tappa intermedia. Le variazioni sul tema di questa gita multitasking parlano di escursione alla forra di Las Calas. Mimetizziamo le bici nel sottobosco così bene, tanto che alla fine faremo fatica a ritrovarle. Il basista di Premariacco potrebbe essere nei paraggi, meglio non fidarsi. Bussola e Cinci refrattari al pedale flat cambiano per l’ennesima volta le scarpe.
Ci si cala per 200 metri in un sentiero in parte dissestato dalla tempesta Vaia per raggiungere il torrente Chiarsò e quindi la gola. L’azione millenaria dell’acqua ha scavato questo canyon spettacolare. Le pareti a strapiombo, il rumore dell’acqua, l’aereo sentiero attrezzato costruito a 30 metri d’altezza sopra il torrente, permettono di godere di una esperienza unica ed affascinante.



Sentiero in bosco giù, sentiero in bosco in su. E come al solito, scatta la non dichiarata competizione. Bussola necessita di riscatto e impone un ritmo sincopato. Dietro alla locomotiva si appiccicano i vagoni. Prof, Icefoot e Cinci non mollano di un millimetro. Loden millanta lo spostamento della vertebra L2 in L3 con conseguente “disallineamentomuscololombare” e perde terreno.
Esperanta scuote la testa schifando il gruppo di esagitati adolescenti.
Ora l’obiettivo che rimane è non perdere il treno. Le bici in questa due giorni solcano prevalentemente l’asfalto ma non è cosa che ci disturba.

Anche perchè la strada che da Paularo porta verso Zuglio è una secondaria senza traffico piacevolissima da attraversare e che riserva sorprese inaspettate in località Salino.


Così come è sorprendente la rilassante ciclabile sconosciuta a tutti, ma non ovviamente al Prof, che in maniera filante ci porta fino al centro di Tolmezzo. Confidiamo nelle nostre capacità organizzative e arrischiamo sosta in piazza per bibita e strudel. L’Amaro lo prenderemo più avanti, in stazione a Carnia saremo puntuali come da programma.
Salutiamo l’automunito Loden e impieghiamo le due ore che ci riportano a Trieste a chiacchierare della splendida avventura che sta finendo e a programmare le future che ci attenderanno.
Stazione Trieste Centrale! L’ultimo tassello sta per essere completeto. A raggiera ci tuffiamo nella città tentacolare a chiudere il cerchio di un’altra indimenticabile esperienza.
Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto