Monte Nevoso: saluto all’inverno

L’illuminazione arriva istantanea. Lo stimolo è lì che non chiede altro di essere colto.

Lo stimolo è il giro enduristico della domenica precedente di Cinci, Medioman & C.
L’illuminazione è l’aggiunta di un leggero upgrade a quel percorso per portare a termine un’avventura più volte immaginata, la salita al Monte Nevoso.
Tredici chilometri lineari e settecento metri di dislivello in più, con l’ultima parte in modalità trekking, e il gioco è fatto! L’impresa potrebbe risultare impegnativa ma non impossibile.

Contare su Cinci è gioco facile, local legend con due esperienze di arrivo in cima partendo direttamente da casa!
Bussola millanta 25 km di autonomia causa ginocchio cigolante… perfetto!
Quello che basta per arrivare in vetta ed abbandonarlo al suo destino.
E siamo in tre!

Ma mai fare i conti senza l’oste, o senza Loden. Il quale, pur di non mancare all’eccitante avventura, acquista in tempo reale una fiammante 29 BH full optional di seconda mano. Tecnologia spagnola, cuore bosniaco.

E voi direte, e il trio furgonato? Puntuali come svizzeri, Ucio, Vaivai e Spargel timbrano regolarmente cartellino.

A Crne Nijve sette bikers sono pronti ad affrontare la scalata allo Sneznik in modalità invernale nell’ultimo giorno utile offerto dal calendario.

Affrontiamo la costante ma mai impegnativa salita asfaltata fino a Sviscaki in modalità relax: chiacchieriamo, mangiamo, osserviamo panorami. Ci emozioniamo quando vediamo per la prima volta la lontanissima “Annapurna” che stiamo andando a conquistare.

Siamo a Sviscaki poco prima di mezzogiorno, prima di proseguire prenotiamo un tavolo in rifugio per il ritorno.

Ma variazioni di programma sono ben presto all’orizzonte. L’inizio della sterrata verso la cima si presenta subito innevata ed in certi tratti totalmente ghiacciata.

Icefoot non tarda neanche un minuto a tastare con il suo didietro la consistenza marmorea della superficie. Una bella botta dolorosa per il proseguio, ma soprattutto un campanello d’allarme che fa repentinamente cambiare idea a Ucio già precedentemente dubbioso sul progetto. Con Vaivai e Spargel decide di fermarsi e di attendere in rifugio, pregando per il sano ritorno dei quattro dell’Ave Maria.

Per fortuna una rondine non fa primavera, la lastra di ghiaccio iniziale rimane iniziale. Proseguendo infatti la neve prende il sopravvento e, aiutate da un grip ideale, le ruote salgono con buon ritmo sempre più in alto.

E anche dove sembra ci siano ostacoli insormontabili, tiriamo dritto con il sorriso sulle labbra.

Si avanza quasi totalmente pedalando, fino a quando diventa impossibile proseguire. Nei pressi dell’ultimo parcheggio, dove con la bella stagione le auto possono arrivare per trasportare i più pigri, troviamo il posto perfetto dove nascondere le nostre bici.
Con difficoltà convinciamo Cinci ad abbandonare la sua amata rossa.

Inizia la fase trekking, ci attendono circa 300 mt di salita a piedi. Il nido d’aquila che si staglia lassù in alto attende il nostro arrivo. L’impatto visivo del luogo è spettacolare.

Siamo praticamente gli unici a salire mentre incontriamo tanta gente nel senso opposto. I pantaloncini corti di Bussola riscuotono enorme successo: chi strabuzza gli occhi, chi sorride, chi ci sgama subito… “italian bikers”?

Ci rendiamo conto che non c’è nemmeno una persona che non indossi i ramponcini ai piedi, siamo come sempre fiduciosi. La rampa finale è da affrontare con particolare attenzione scegliendo i giusti appoggi, il vento fischia sempre più consistente.
Lo sguardo è rivolto verso l’agognato rifugio.

E finalmente la gioia dell’impresa arriva a compimento. I 1796 metri del Monte Nevoso/Sneznik sono conquistati!

Il vento gelido che sferza la cima non ci permette una sosta prolungata, scendiamo al rifugio dove una fermata non programmata diventa essenziale per un Loden tendente all’ipotermia.

Il the con il rum fa miracoli, la discesa da stambecco dell’alpino friulano ne sarà testimonianza. Inizia infatti la fase di rientro con punti dove usare particolare attenzione ma nel complesso senza mai avere la sensazione di averla fatta fuori dal vaso. Anche più in basso la neve scaldata dal sole renderà veloce il ritorno al nostro parcheggio bici. Ci immortaliamo per l’ultima volta con il Nevoso sullo sfondo.

Anche la discesa su dueruote verso Sviscaki risulta migliore delle più rosee aspettative, le gomme tengono alla grande, scivoliamo nel bosco solcando la neve grippante.

E dopo tre ore avviene il ricongiungimento con i nostri elettrici fratelli maggiori.
Che tra preghiere, birra, gnocchi e strudel hanno saputo bene come impiegare il loro tempo.

La sensazione sembra quella di una gita oramai giunta al termine, ma secondo i piani dovremmo essere appena a metà dell’opera. Resta infatti da completare la fase “stimolo”, cioè i trail enduristici che hanno acceso la miccia di questa avventura.
Così, dopo la sosta gnocchi delle 15 in rifugio, si riparte in modalità “trailing autogeno” verso la partenza della “Stanga”.

Cinci si piazza in testa e ci fa da filante guida nei vari collegamenti e numeri dei trail che arrivano fin sotto il parcheggio di Crne Nijve. Come da relazione, i sentieri si confermano tutti goduriosi, veloci e senza difficoltà tecniche insormontabili. Dobbiamo solamente stare attenti alla stanchezza che inevitabilmente comincia a farsi sentire, a certe velocità ogni minima distrazione è pronta a chiedere il conto.

Ritornati al parcheggio, vista l’ora e l’accumulo di sensazioni, è inevitabile non proseguire per le discese restanti.

Il progetto si è splendidamente realizzato, non ci resta che andare a bagnare con boccali di birra il nuovo bolide di Loden, festeggiando nel contempo la fine dell’inverno.

Domani è primavera, se son rose…



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

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