Dove osano i muli

Premessa

Dovevamo vedere questo…

Fonte Wikipedia – Foto (c) Gabriele Dalla Porta

…e anche questo…

Diritti riservati dell’autore

Invece abbiamo visto questo…

…e questo…

Ma era tutto così tremendo?

Fatti e misfatti

Tutto nasce da Maurizio… anzi, no.

Tutto nasce da Duracell… anzi, no.

Tutto nasce da Furio, il gemello di Pidcock. Avendo goduto come un riccio sul Monte Grappa Bike Day 2020, ha ritenuto di condividere l’esperienza con un manipolo di bitumari.

Duracell organizza per tempo l’evento. Maurizio, all’ultimo minuto, si organizza la festa (trauma cranico e collare)… ma nulla di grave (Forza Mauri!).

Alla partenza, due bici storiche in acciaio (Willier “Strada” e Battaglin “Stephen Roche 1987”) per i due dilettanti e un mostro in carbonio con power meter per l’uomo “che dura di più, molto di più“. Inutile dire chi sia arrivato in cima fresco come una rosa (a dir la verità, eravamo tutti “freschi”…).

Partenza, via! Salita costante, sorriso smagliante!

Quando l’erta s’impenna…

…la gamba arranca stanca. Serve un passo costante, un ritmo continuo, lo sguardo basso…

In questo teatro di guerra, c’è chi in questo era maestro.

Fonte ANA Sezione Genova – “Gruppo Sampierdarena – Gen. ANTONIO CANTORE”

Il paesaggio cambia. La strada spiana. La terra carsica brullica di testimonianze militari…

Quando la vetta s’avvicina, il destino diventa beffardo…

La coltre bianca annebbia le gambe e offusca la vista. Dovevamo aspettarcela… ma ne allontanavamo l’idea. Stanchi e accecati, vaghiamo con difficoltà in ricerca del rifugio.

Degli edifici militari, neanche l’ombra. Solo neve, vento, e una penna…anzi, due. Il maledetto Covid ha reso necessario presidiare anche questo sacro monumento dall’assembramento meditativo ma evidentemente irresponsabile.

Venti minuti di pausa chill-out… ovviamente all’aperto. Chi birra, chi Coca, chi caffè, scocca per tutti l’ora della discesa ad occhi bendati. Cinque strati ultra-tecnici (ovvero sottili) non impediscono il tremolio continuo.

Dopo aver bucato, nulla è da considerarsi peggio. Neanche la pioggia che inizia a lisciare la strada. Per infiniti tornati, driblando sassi e massi, le cervicali urlano ma senza ricevere eco.

Il trenino è d’obbligo per un rientro quasi fuori tempo massimo. Uno struscio è dovuto per chiudere in bellezza un giro che sa di avventura.



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

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