In salita e in discesa, in bici e non solo...

Pedivelle & Pignoni n°5
Jack Bisi… Raida Come Mangi… RCM… Corso di Enduro… Gemona del Friuli… Maglia Nera
Perchè no?
Il weekend 24-25 ottobre a Gemona del Friuli, grazie alla precisa organizzazione di ASD Maglia Nera, si è tenuto il 6° corso di enduro RaidaComeMangi tenuto da Jack Bisi.
Anche tre MIB hanno voluto partecipare (Medioman, Patato e Spoletta), nella speranza di migliorare le proprie capacità discesistiche… vedremo come sarà andata…
Innanzitutto bisogna dire che Jack Bisi ed il suo collaboratore fotografo, Alex Barbera, sono due persone estremamente simpatiche e affabili che hanno portato tra i partecipanti competenza e disponibilità, la stessa dimostrata da tutto lo staff di Maglia Nera e da chi ci ha scorrazzato con il suo pulmino sul versante nord-ovest del monte Cuarnan, lungo i sentieri ai lati del torrente Vegliato.
E dopo questa “sviolinata”, diamo il via alle danze, anzi alle discese…
Sabato mattina al ritrovo ci sono circa 12 partecipanti, subito partenza verso il sentiero “delle panchine”, dove Jack dà i primi rudimenti per il perfetto endurista; diamo una rapida occhiata a quello che mi è rimasto dei suoi insegnamenti.
Manubrio: il primo appunto riguarda le manopole, che devono essere abbastanza “cicce” (nei limiti della presa della propria mano), in quanto prima interfaccia (anche ammortizzante) con il nostro destriero. La larghezza del manubrio è soggettiva, ma le ultime “mode” richiedono un manubrio largo (740mm e più) ed uno stem corto (40-60 mm) per maggiore manovrabilità e controllo.
Leve freno: devono essere posizionate seguendo l’angolo che si crea quale naturale prosecuzione delle braccia (vedi posizione del corpo), ma soprattutto devono permettere la frenata con il solo indice. I freni a disco hanno elevata potenza, facilmente modulabile con un solo dito, senza necessitare della forza già utilizzata per cantilever, u-brake, v-brake e affini. L’utilizzo del solo indice permette inoltre una migliore presa della mano sul manubrio (che sarà naturalmente la più vicina possibile all’estremità del manubrio).
Piccolo “trucco”: i collarini delle leve freno non devono mai essere troppo “rigidi” col manubrio, ma devono poter ruotare sicchè in caso di caduta possano spostarsi senza spezzare le leve…
Pneumatici: indipendentemente dalla tassellatura, la pressione dei pneumatici dovrà essere adeguatamente valutata “a mano”, con valori attorno a 1,8-2 bar massimi (ma variabili per peso, sensibilità personale, latticizzazione…). Insomma si deve capire qual’è la propria pressione con step di 0,1 bar ed imparando a valutare ad ogni uscita la pressione ottimale dei propri pneumatici stringendoli con mano.
Assetto del corpo: passato l’approccio meccanico del mezzo, qui arrivano i primi stravolgimenti alle abitudini personali… braccia piegate, peso ben centrato, gambe leggermente flesse, ginocchia aperte e sella… da dimenticare! E in discesa il corpo si sposta verso indietro rimanendo “paralleli” all’orizzontale e non “seduti” sulla ruota posteriore.
Frenata: utilizzando le leve freno con il solo dito indice, si devono dosare anteriore e posteriore, evitando blocchi soprattutto della ruota anteriore, facendo combaciare la “forza” di frenata con un adeguato spostamento verso indietro del corpo, in modo da contrastare il momento “cappottante” in avanti.
Curve: la velocità d’ingresso dev’essere adeguata al raggio di curva, frenando quanto necessario con entrambe le ruote, senza “pinzare” nè posteriore nè anteriore, tendenzialmente con la coppia piede-pedale posizionata verso il basso in esterno curva in quelle senza appoggio e piedi paralleli in quelle con appoggio. Bisogna sempre essere attenti a non chiudere l’anteriore o ad essere sbilanciati, altrimenti la scivolata è assicurata. Assecondare con piegamento delle braccia, rotazione delle spalle e sguardo avanti…
Per Medioman… kazziatonen: il grido di Jack riecheggia nella valle “…I BRACCI…I GINOCCHI…”
Per Patato… kazziatonen: “Ginocchia trooooopppppooooo larghe”
Per Spoletta… parole di elogio: “posizione quasi perfetta, ma lasciati andare”
La prima discesa è durissima, la concentrazione è massima per scoprire e mettere in atto la nuova posizione in sella (quale sella???), tra la paura di cappottoni in avanti e la ritrosia ad abbandonare il proprio old-style di discesa…
Altra discesa dal “Sentiero delle Panchine”, altri stop dove puntuali sono i suggerimenti tecnici, anche personali, che Jack elargisce agli aspiranti enduristi, il tutto prima di affrontare una risalita sui furgoni che ci porta fino alla malga Cuarnan, da dove si dipana una lunga discesa di circa 7 km, bella tecnica, impegnativa ma divertente, ottima per mettere in pratica tutti gli insegnamenti del giorno.
La fatica a fine giornata si fa sentire… e dire che qualcuno pensa che in discesa ci si riposi…
Al briefing post-discese-pre-cena, grazie alle foto di Alex, scopriamo tutti i nostri errori/orrori (sui quali stendiamo un pietoso velo…).
Domenica mattina tutti pronti alle 9:00, dopo aver ripetuto durante la notte gli insegnamenti del Maestro (gira voce che qualcuno è stato sveglio a provare e riprovare l’assetto in bici…) e si riparte con i nuovi insegnamenti di oggi.
Gradoni: la necessità di effettuare passaggi su gradoni anche importanti porta alla ricerca di un salto, ma spesso è molto più corretto “copiare” il terreno, bilanciando l’affondamento della ruota anteriore con la traslazione del corpo verso il retrotreno, per evitare l’impuntamento dell’anteriore ed bel un volo a pelle di leone. E’ tutto una questione di pesi (ed attenti alla velocità)… E per fortuna ricevo un “Bravo!” da Jack (almeno questo lo so fare, fiuu…)
Ripidoni: quando la pendenza aumenta il corpo si sposta verso il retrotreno, senza però far perdere aderenza alla ruota anteriore, altrimenti si assisterà ad una completa perdita di direzionalità. Peso bilanciato, velocità idonea al pendio, sguardo sempre avanti…
Tornanti: le curve strette , strettissime, impossibili. Io i tornanti a sinistra non riesco proprio a farli… Ma è tutto questione di testa!
Come affrontarli correttamente? Ingresso il più largo possibile, sguardo sempre avanti ad anticipare la curva, si entra stretti (alla corda interna) e si esce larghi con il peso adeguatamente bilanciato, dando l’opportuna prevalenza all’alteriore per garantire il giusto grip. Attenzione alla posizione dei piedi-pedali…
L’importanza dello sguardo è fondamentale, dove si guarda lì si finisce, perchè, come nello sci, il corpo (busto) “ruota” con lo sguardo mentre ciò non avviene forzando la rotazione con le spalle.
PS: il tornante era troppo stretto… la foto qui sopra è stata fatta però subito prima (ma avete presente Valentino Rossi in curva stretta… uguale!) 😉
Bunny Hop: e qui le cose si complicano ancora di più… La manovra si compone di due fasi: un manual (ovvero alzare l’anteriore) ed il salto col posteriore. Nella prima fase bisogna accucciarsi sull’anteriore, alzarsi e mantenere le braccia allungate, senza forzare l’impennata con la loro flessione; nella seconda fase anche il corpo si porta verso l’alto usando le gambe come “molle”, la bici ci seguirà.
Ma mi sa che bisogna provare, provare, provare… e provare!
Drop: per adesso lasciamolo fare a Jack e a chi ne sa!
Alla fine di queste due giornate l’impostazione personale, molto old-school, per la discesa è stata notevolmente sconvolta, migliorando posizione, gestione del mezzo e consapevolezza di “come si dovrebbe guidare” ma soprattutto della necessità di provare ad ogni uscita, un po’ di più, tutti gli insegnamenti per avvicinarsi al Maestro 😉
Ancora un immenso grazie a Jack (RCM) e Alex (foto), Max e Stefano (ASD Maglia Nera), GP Pestrin (7BikeVan) ed a tutti i biker che hanno partecipato e condiviso con noi gioie e dolori di un corso da consigliare a tutti!!!
PS: spero che Alex approvi l’utilizzo di tante sue foto… eventualmente ennesimo KAZZIATONEN!!!
PPS: ho scritto tutto quello che ricordo del corso di enduro di Jack, confido di essere riuscito a riportare correttamente almeno un 30-40% dei suoi insegnamenti…
Siete da ammirare vi faccio i miei complimenti. Io hai miei tempi avevo la bici con freni a bacchetta e quando ritornavo a casa se scoprivano la cosa erano guai, la bici serviva per muoversi e traporto. Avevano anche ragione il telaoi in ferro si rompeva i copertoni si logoravano velocemente ecc. ora ho ammirato la vs. discesa mi ha piaciuto complimenti comunque io vado per strade poco trafficate faccio qualche passo e piste ciclabili continuate siete forti e divertitevi, ricordatevi che lo sport non è solo competizione è amicizia confronto con se stessi coerenza bontà salute e voglia di fare tanti auguri un /70 mandi Faustino
Grazie Faustino.
Saggie parole. E’ bello vedere lo spirito ed i ricordi di chi, controtendenza, usava fantasia e divertimento sfidando le convenzioni. In gamba, che qualche passo si potrà fare assieme.