Fuga sul Garda

30 maggio 2015

Alle 16.00 di venerdì stavo tranquillo a scrivere davanti al pc, due ore dopo già in macchina in direzione Gavardo, paese vicino al lago di Garda: Patoco con un’improvvisa e audace proposta, mi ha assoldato come compagno di viaggio allettandomi parlando di dislivelli e chilometraggi da paura (panorami impliciti… ma impliciti resteranno!!).
Alle 21 circa siamo già a destinazione, dove incontriamo l’amico Gianni, che ci farà da guida nella zona, e la sua compagna Veronica, dai quali facciamo uno spuntino serale: Patoco ingurgita strane bevande metalliche (al gusto “argento” o qualcosa del genere) oltre a condividere con tutti le sue famose tisane per cercare di placare un mal di gola che ha cercato di rovinargli il giro.
Arriviamo quindi al nostro alberghetto e la mattina dopo siamo pronti a partire: appuntamento alle 06.30 con Gianni e il suo amico Geo, che ci faranno capire da subito come l’allenamento del popolo bresciano sia ben altra cosa rispetto a quello cui siamo abituati… loro come escono di casa fanno le salite, mica la pista ciclabile “Cottur”!!!! A quell’ora del mattino sono già in piena a frullare sull’asfalto, io ancora mezzo addormentato, forse anche Patoco o forse è  gentile ma andiamo allo stesso passo, un po’ più arretrati.
Sono solo le 7 del mattino e inizia il primo salitone di giornata, in direzione monte Manos (il fratello del Nanos, ma più cattivo) dove i due “locals” spariscono subito dal nostro orizzonte: ci rendiamo conto stupefatti che circa alle 8.30 siamo già a 1100 metri, con circa 1000 di dislivello già fatti: in quel momento il gruppo si è ricompattato, e scopriamo che Gianni, a causa dell’eccessiva forza delle sue gambe, ha distrutto un raggio che renderà la sua ruota preoccupatamente fluttuante per tutto il giro. Patoco armeggia con i suoi arnesi facendo finta di capirne qualcosa, ma in realtà non combina assolutamente nulla, forse fa peggio.
Quella che fino a lì era una salita asfaltata, prosegue su sterrato, dove spiana anche un po’ e tra saliscendi passiamo nella parte più alta carrabile del monte Manos, mentre la cima per noi resterà inesplorata e raggiungibile eventualmente a piedi. Già da subito intuiamo i panorami del territorio, ma la giornata ricca di nubi e foschia non ci permetterà mai di vedere troppo lontano.

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Iniziamo a scendere e a fine discesa ci concediamo una piccola pausa ristoratrice (le pause saranno le grandi sconosciute di questo giro… “piuttosto andiamo piano ma non ci si ferma” il dictat di Gianni). Partiamo quindi verso il secondo gpm di giornata, il monte Tombea: la salita si articolerà in due parti: la prima molto dura, la seconda forse peggio, complice anche la fatica già accumulata.

Tra le due una pausetta dove Patoco dissimula la fatica impennando e dove si apprezzano delle casette tipiche austroungariche con i tetti di paglia.

Da qui ha inizio la parte più spettacolare della gita: si parte subito con una rampetta al 28%, poi le strade che prima percorrevamo in mezzo ai boschi cominciano ad aprirsi facendoci sentire appieno il sapore della montagna. Lungo questo tragitto, e anche prima a dir la verità, il grido “Il pastore mai deve temere” risuonerà incessantemente in tutta la zona… qualsiasi cosa di cui si lamenterà Patoco nei suoi prossimi giri, ditegli questa frase!!!!
Geo ci saluta, ha degli impegni verso l’ora di pranzo…  gli sono bastati 2000 metri per una svegliata mattutina ed ora è pronto ad iniziare la giornata bello fresco (e non scherzo!).
Lungo la strada incontriamo due bikers tedeschi che scendono, due bresciani che salgono e che riusciamo a superare, e scolliniamo poi sul monte Tombea, a circa 1850 metri. Siamo pronti per scendere: qualche piccola parte esposta, qualche pezzetto di sburtanbike, ma il sentiero è bellissimo e non presenta rischi e asperità significative: al contrario offre dei bei passaggi panoramici in costa, con visuale su vari intrecci di sentieri, passaggi nelle gallerie, passaggi sotto scavatrici… a un certo punto si scende sempre in singletrack in mezzo ad una valle ed è veramente la nostra ricompensa.

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Se non erro il singletrack finisce a malga Lorina, che però è ancora bella alta come quota (1200??): da lì, scenderemo su una forestale infinita, ricongiungendoci sulla strada per il monte Tremalzo, dove il giorno dopo si celebrerà la gara Tremalzo Bike.

Gianni con il suo cerchio barcollante, io con le pastiglie dei freni ormai finite (ero partito già al limite) e Patoco che ipotizza di avere febbre (ma cerco di convincerlo che forse saranno quei 3000 m di dislivello a farlo sentire un po’ fiacco) siamo un terzetto delle meraviglie in discesa. Veniamo fermati da due aitanti giovani che vedendo la nostra classe e abilità chiederanno di fare delle foto con noi: si tratta di Leo Paez e Alexey Medvedev, che sebbene troppo vestiti per affrontare la salita (mica come noi in maglietta!!) arriveranno primo e secondo alla gara del giorno dopo: a parte gli scherzi, si sono dimostrati gentilissimi a fermarsi per fare un paio di foto durante il loro allenamento pre-gara e a loro vanno la nostra ammirazione e i complimenti per il risultato ottenuto.

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Terminiamo quindi la discesa a circa 550 metri di quota: poi su asfalto saliamo su pendenze ancora consistenti, scendiamo, risaliamo, scendiamo e via così finchè arriviamo sul lago di Garda. Da lì ci aspetteranno gli ultimi 35/40 km pianeggianti per arrivare a casa: io inizio a cedere sul piano, Patoco cede nelle salitelle, Gianni non cede mai, è una macchina da guerra: infatti il giro inizialmente progettato prevedeva anche la salita al Tremalzo, rinunciata a causa dei problemi alla ruota, ma anche dell’usura del fisico dei due MIB presenti.
Una piccola pausa coca-cola in un bar sul Garda, e poi costeggiando il lago ritorniamo a Gavardo circa alle 18.00, con 119 km e 3150d+ nelle gambe: ci rifocilliamo, salutiamo Gianni e compagna e siamo pronti per tornare.
Torniamo quindi a casa con grandi sensazioni e ambizioni per il futuro: la zona offre ai bikers delle possibilità al di fuori di ciò cui siamo abituati, in un’ora da valle sei già in quota e i monti  circondano tutto il Garda (Gianni ci informa che tutto il perimetro del lago su strada misura 170 km… legga tra le righe la frangia stradistica del forum!!): peccato per il meteo che ci ha privati della vista, ma sarà sicuramente uno stimolo in più per tornare. Spettacolo!!!!



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

Maverick
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