In salita e in discesa, in bici e non solo...

Voglia di Vojak
Il doppio passaggio sotto la catena dell’Ucka il weekend precedente nel trasferimento da e per Cherso, mi ha lasciato una voglia e stimolato un’idea. La voglia di tornare sulla cima del Vojak sperando in una giornata limpida dove lo sguardo spazia a 360°, dalle Alpi alle isole dalmate.
L’idea di farlo stavolta partendo dal livello del mare: mare, monti, bagno.
I soliti compagni di pedalata sono perlopiù in ferie, impegnati o “nogreenpass”. Coinvolgo l’amico Zaza del gruppo “La Clapa” che alla mia proposta sottolineata dal fatto che i primi 20 chilometri da 0 a 1400 m sono continua e costante salita risponde lapidario: “nema problema, e-bike gavemo!”.
Poco dopo le otto del mattino siamo a Lovran, pronti ad iniziare una bellissima gita. Parcheggio nei pressi della spiaggetta, strategico…



Ci innalziamo tra le viuzze di questa incantevole cittadina, ricca di storia e di ville ottocentesche, antico borgo di pescatori elevatosi a perla turistica grazie ai nobili dell’Impero austriaco.
La classe si nota anche nei particolari della “bus station”.

Dobrec è lo spartiacque tra civiltà e natura, l’ambiente antropizzato via via dirada in elevazione continua.
Ed è anche il luogo dove in autunno si svolge la “Marunada”, tradizionale festa gastronomica che celebra il frutto cugino delle castagne, che cresce in abbondanza alle pendici dell’Ucka.


Il cambio di sede stradale da asfalto a cemento è campanello d’allarme per repentino cambio di pendenza. Rampe da garage con punte del 25% consumano muscoli e fiato. Quando pensiamo di essere fuori dal tunnel, ci ritroviamo all’entrata del tunnel!

Il nostro itinerario infatti passa a fianco dell’entrata est del tunnel autostradale Ucka, snodo fondamentale che collega l’Istria litoranea a quella interna. Lavori per il suo raddoppio sono già in atto, altri progetti ambiziosi che riguardano quest’area sono sulla linea di arrivo. E’ infatti praticamente concluso l’iter che permetterà la costruzione di una funivia che salirà dal mare alla cima del Vojak, nostra meta odierna. Ma i Paganelli della sezione A.D.I.P.E. non esultino troppo presto, dubito che sarà permesso a dei giovinastri
con casco integrale e ginocchiere di solcare in massa i delicati sentieri del Parco Naturale!

Noi nel frattempo, con le nostre forze (più o meno), continuiamo inesorabili la salita godendo di costruzioni più artigianali.

Pedaliamo nel bosco su dislivello meno accentuato ma su brecciolino e sassetti talvolta un po’ fastidiosi e scivolosi. Il clima è ottimo, l’umidità trovata a livello del mare ha lasciato il posto ad una brezza piacevole e rinfrescante sotto le fronde degli alti arbusti. Dopo qualche chilometro e tralasciato sentieri che non ci competono, troviamo l’attacco giusto che ci devia verso un ambiente affascinante.



Un breve sentierino ci ingloba in una valletta misteriosa ma ricca di sorprese e di vita… vita da ranch!


Abbiamo il piacere di scambiare due chiacchiere con la giovane proprietaria pronta a regalare adorabili cuccioli capaci di scalfire anche la scorza più dura.



BREAKING NEWS!! Incauto biker viene incornato da una mucca mentre cerca di farsi un selfie!!

Su largo sterrato ci innalziamo ancora verso l’alto, direzione verso la strada che porta a passo Poklon. Incrociamo le prime macchine.

Dall’archeologia automobilistica all’archeologia turistica il passo è breve. Un albergo abbandonato che sembra la scena di un film post atomico, tracce di vita che fu, nemmeno tanto in là con gli anni.



Dopodichè passo Poklon, snodo turistico con il suo centro visite e punto di partenza nevralgico per le escursioni verso la Ciceria e i Monti Caldiera.

Facciamo l’ultimo rifornimento fontanella prima di inoltrarci verso il Vojak, per perderci
successivamente nelle sue isolate lande. Siamo a trequarti salita e a parte l’ultimo chilometro più ripido, sarà un incedere tutto sommato tranquillo. La strada che porta in cima è asfaltata e ombreggiata, l’e-bike lamenta la perdita di una tacca, io comincio a sentire un po’ le gambe dure ma non mi lamento. E finalmente, all’ora del desinare, la vetta più alta dell’Istria è raggiunta.



I turisti qui arrivano con ogni mezzo, macchine e moto comprese, ma per fortuna non c’è troppo affollamento. La giornata è bella ma non limpidissima, riusciamo comunque ad apprezzare il vastissimo panorama.


Dopo un po’ di meritato riposo, meritato panino e meritato brindisi alla meta conquistata è ora di preparare l’assetto da discesa.

A parte il tratto Poklon-Vojak il giro di oggi è completamente nuovo per le mie ruote grasse, in discesa bisognerà porre ancora più attenzione a non sbagliare i bivi. Cosa che accade quasi subito ma con danno relativamente ininfluente, sempre se non devi spingere in salita un bestione da 27 chili… In una maniera o nell’altra spuntiamo nei prati di Sedlo, incrocio molto frequentato ai piedi sud della cima da poco abbandonata.


Mala Ucka è il prossimo traguardo da raggiungere: c’è il sentiero diretto per chi va a piedi, impervio e ripido. Io e Zaza seguiamo invece la dorsale ovest lungo una traccia stretta e inizialmente panoramica che ad un certo punto taglia a sinistra nell’infidissimo collegamento delle pigne. Doti da surfer e da equilibrista sono elementi necessari, nonostante l’attenzione provo l’ebrezza di uno scapellamento a destra. Giunti sulla strada che congiunge Vela Ucka a Mala Ucka siamo rinfrancati.

Poco più di un chilometro e raggiungiamo l’ameno abitato quasi del tutto disabitato, se non fosse per del fumo che esce da un camino che fa immaginare qualche forma di vita.


Siamo ai circa mille metri di Mala Ucka, necessitiamo di tre chilometri di saliscendi per raggiungere i mille metri del prossimo punto di interesse. Incrociamo il secondo biker di giornata dopo averne visto uno sul Vojak: grandi spazi, pochi pazzi. Il bivacco Babin Grob è area sosta, parco giochi, punto panoramico.



Come sempre, dopo il divertimento bisona purgare, non invidio per nulla il mio compagno di merende.

Da adesso in poi è tutto discesa, ma c’è discesa e discesa. I primi due chilometri sterrato pendente e filante, da fare attenzione solo a non dar troppo confidenza alla velocità. Dopodichè trattasi di abbondanti due chilometri di single track in mezzo al bosco con tratti sassosi tecnici e filante flow, ma con netta prevalenza dei primi. Prendendo la giusta velocità ed il ritmo adeguato è uno dei più bei trail che abbia fatto in assoluto, gradoni e tratti severi ma percorribili con continuità. Zaza è più prudente e meno avezzo ad un certo tipo di guida, poco importa, ciò che conta è arrivare con le ossa intere all’appuntamento con le birre e non solo. Lovranska Draga in fondo alla valle ci strizza l’occhiolino.

La stanchezza si fa sentire, le batterie si stanno scaricando, in ogni senso. Siamo di nuovo su sterrata, oggi pochi tratti tecnici ma divertenti. Per non consumare troppo il cellulare evito un controllo ad un bivio, strada sbagliata. Dopo un po’ il senso dell’orientamento ci mette sull’allarme, dietrofront verso la giusta direzione. E finalmente strada, e finalmente la konoba tanto agognata.


Mentalmente il giro in bici è finito. Avevo preparato ulteriori varianti allungative in bosco da valutare dopo la sosta, non le prendiamo minimamente in considerazione. La mollezza tipica post libagione viene attuttita e stuzziccata da grappette sinuose al gusto e alla vista.

Non resta che riprendere l’asfalto e per qualsiasi strada in discesa scendere a Lovran dove tutto questa mattina era iniziato. La batteria della bike di Zaza ha emesso l’ultimo vagito, le batterie dei nostri smartphone necessitano di ricarica in auto, ma prima di tutto abbiamo bisogno noi di rinvigorire le pile dei nostri affaticati muscoli.
… strategico. Veloce cambio d’abito, costume, attraversamento strada, tuffo in mare limpido.
Il cerchio è chiuso, missione compiuta!

Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto