In salita e in discesa, in bici e non solo...

Alla conquista del Planik: Veli, vidi, bici
23 febbraio 2020
Per non farsi contagiare da negative influenze i saggi MIB optano per l’unica soluzione possibile: autoisolarsi nell’Istria bianca, al cospetto dei Monti della Vena, nei boschi e sulle vette della Ciceria croata. Le fonti recitano 7 abitanti per kmq, sembra un dato in difetto per eccesso. Nel nostro girovagare abbiamo infatti incrociato solo due persone: la prima al mattino, un simpatico boscaiolo con il quale abbiamo scambiato due parole sotto il versante est dell’Orliak nella marcia di avvicinamento al Planik; la seconda al pomeriggio, il medesimo boscaiolo rincasante a Podgace, nella marcia di ritorno verso Brest.
La partenza dall’abitato sotto la Zbevnica è orfana di due importanti pedine: Spargel ed il Garmin di Spargel. Per sopperire alla mancanza di traccia digitale ci si affida alla memoria di Icefoot che ha concepito il giro ed ai supporti tecnologici prima di Bussola e poi del Prof: un mix con i baffi che rende l’assente… presente.
Si punta al pietroso borgo di Trstenik per sentierino filante e vivace. Bastano pochi km per il primo pit stop di controllo del solito perfezionista del gruppo.
La salita verso le pendici del Gomila è agevolata dallo sguardo che spazia verso le vette della Ciceria slovena solcate due settimane prima. Strada forestale in salita ed anche in discesa, verso Raspor che non avremmo dovuto toccare, ma che tutto sommato non ci dispiace visitare.
Risalita quindi verso il bivio saltato precedentemente, immersione nel bosco, saluti a qualsivoglia forma di centro (dis)abitato per le prossime sei ore. Destreggiarsi tra alberi e roccette in una traccia filante è piacevole ed appagante. Oltrepassata la deviazione per Racja Vas ci si ferma al cospetto di cavità naturali.
Proseguendo nel bosco sbagliamo un bivio, ma poco importa, siamo attrezzati. Il boscaiolo di cui sopra ci guarda divertito passare al suo cospetto, ci conferma che la strada è giusta. Nel frattempo il severo guardiano forestale ci squadra perplesso.
Il tempo scorre veloce così come le ruote che puntano verso la Veprinacka put, ampia strada battuta che porta verso Rijeka.
E’ quasi ora di pranzo, il “Rifudo Stefano Karfesi” non offre beni ma solo servizi.
Il Prof ne approfitta per darsi una rinfrescata.
Tutti in contemporanea necessitano di usare l’unico bagno.
Il servizio è fuori servizio, c’è qualcuno che armeggia nello scarico.
L’idraulico di turno controlla il lavoro effettuato.
Finalmente tutto a posto. Chi necessita può evacuare.
Evacuiamo tutti, forse è meglio…
Dopo la fase di scarico arriva inesorabilmente quella di carico. Difatti, dopo aver immagazzinato doverose energie, è l’ora del decisivo assalto alla sella del Planik.
E’ un incedere nel bosco tutto sommato tranquillo. Un po’ di incertezza a qualche bivio viene facilmente risolta con la solita tecnica statistica ed attuariale. A turno ognuno di noi tira il gruppetto, ci si aiuta moralmente e fisicamente. Bussola è nel suo momento top di forma, cerca l’allungo, si alza sui pedali, si prepara alla fuga… telefona all’assistenza!
“Siii.. pronto, buongiorno… non riesco a capire cosa sia successo! Presumo si sia staccato un pezzo abbastanza importante della mia bicicletta… potete intervenire?”
Il meccanico istriano ed il grezzo furlano sono sinonimo di garanzia a vita. In un batter d’occhio il danno è riparato, si riparte verso i 1000 metri della Boncinceva koca, rifugio forestale.
Si potrebbe affermare che arrivare ai 1220 metri della sella, salire 10 minuti a piedi in cima al Veli Planik e chiudere il giro per comode strade forestali sarebbe già il compimento di un tour molto interessante.
Invece la sella rappresenterà il punto di partenza per un’avventura molto più intensa, in cima si va con la bici!
Siamo in vetta all’Alpe Grande come grande è la nostra soddisfazione. Peccato per il cielo che se completamente terso avrebbe permesso vedute ancora più spettacolari, ma non ci lamentiamo.
Finte discussioni, esplorazioni iniziali del sentiero, studio di linee di livello, ricerche di percorsi alternativi: sono tutti pretesti che servono solo per prendere tempo. La linea diretta tracciata da Icefoot per raggiungere le sorgenti Korita ed il suo rifugio sarà quella che seguiremo. Sia quel che sia, speriamo sia parzialmente ciclabile, immaginiamo che non lo sarà… ed avremo ragione!!
Più di un’ora abbondante di sburtan in discesa (evento sconosciuto ai più…), in una china boscosa, magica e sassosa. Solo brevissimi tratti di tentativi con il sedere in sella, senza mai perdere il buonumore nonostante la fatica che via via si accumula.
Quando ormai siamo verso la fine della transumanza, Ucio perde la lucidità e la bussola.
Come il vecchietto che entra in autostrada contromano sbraita: “dove state andando? Non vedete che stiamo riprendendo il sentiero dal quale siamo appena scesi??”.
Daniela alza gli occhi al cielo, vorrebbe farlo proseguire da solo verso il suo destino, invece amorevolmente lo aspetta: dai Roberto, presto sarà tutto finito…
E finalmente la panoramica cimetta dello Skrljavnik segna il fatidico punto di svolta.
Dentro ad un curvilineo tracciato tra i pini mughi, in breve tempo si scende sulla carrareccia che dopo pochi metri ci fa sbucare nel magico comprensorio delle sorgenti Korita e del suo rifugio inevitabilmente chiuso.
Non possiamo fermarci più di tanto, tra un’ora farà buio, bisogna lanciarsi verso Brgudac. La discesa diretta di 1,5 km è pietrosa, tecnica, esaltante. Icefoot fila via che è un piacere, Ucio lo tampina ma non lo tampona. Tutti si destreggiano con abilità e con le antenne ben rizzate sul casco, un minimo errore potrebbe essere fatale.
Dopo ore persi nelle foreste cice, giungiamo quindi a Brgudac, il borgo abitato più alto della Ciceria. Ovviamente non c’è anima viva, tanti piccoli monumenti sono invece a testimonianza delle pesanti ferite ricevute da questo luogo durante la seconda guerra mondiale.
La diretta e veloce sterrata che ci porta nei pressi di Lanisce è il collegamento per andare ad affrontare l’ultima fatica di giornata. Nella rotatoria centrale del capoluogo, veniamo accolti come si deve da una bellezza tipica. Per assonanza fonetica Cinci se ne innamora perdutamente.
Dieci chilometri di strada asfaltata ci aspettano per chiudere il cerchio. Zero macchine, il boscaiolo a Podgace, la casa vacanze del Prof a Prapoce, qualche fattoria sparsa qua e là: questo è quanto incontreremo nel nostro incedere fino a Brest.
Ancora ignari della prova più ardua alla quale stavavamo andando incontro: le spettacolari klobase della locanda di Jelovice, fritte direttamente nel colesterolo…
Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto
Cari MIB, seguo sempre le vostre avventure e non nascondo di trarne spesso spunto per i miei giri, sia per i percorsi, che per gli ottimi posti di ristoro… 😉 Purtroppo però le mie gambe hanno birra per moolti Km e dislivelli in meno rispetto alle vostre e cerco di resistere al passaggio “elettrico”. Di conseguenza mi cimento a modificare i vostri giri a misura di gamba e di tempo. Gli strumenti online che utilizzavo per creare le tracce gps non funzionano più, avete qualche consiglio da darmi ? E magari chissá che un giorno non riesca a fare un’avventura (blanda) assieme a voi. Queste sono le giornate giuste per preparare le tracce in attesa di scarcerazione dal Covid. Grazie!
Ci sono 2 web app, Komoot e RideWithGPS, un po’ free un po’ a pagamento. Oppure su computer Garmin Basecamp con mappe openmtbmap.
Grazie Medioman, avanzi qualche birra 🙂