Brkini

9 settembre 2018

C’è una pigrizia mentale che limita le nuove escursioni in quei posti che ti sembrano troppo vicini per non partire da casa e troppo lontani per poi farvi ritorno. Se non ti chiami Cinci si può usare una comoda quattroruote per l’avvicinamento, quindi oggi ritrovo a Markovscina per esplorare lo sconosciuto mondo dei Brkini.

Il giro che faremo ad anello è puramente escursionistico, la giornata è splendida e quasi mai troppo calda, il primo paesino che attraversiamo è già delizia per gli occhi.

Nuove strade, primi sbagli. Lo sterrato per Orehek ci induce ad un taglio sburtan non programmato tra rovi e spine, rimediamo con attraversamenti prativi.

Tatre è la bassa cima Coppi , ma è solo la prima tacca di un su e giù per le creste che ci accompagnerà tutto il giorno. Così come la vista, la tranquillità ed il deserto umano che incontreremo lungo la via.
A zaga zago c’era un mago con la maglia blu…

Kozjane è la conferma della magia di questi luoghi ed è anche la partenza di una lunghissima sterrata nel bosco, compatta e tentatrice di alte velocità. La perdita di dislivello è notevole, arrivati a valle il suino ci indica la strada per Suhorje.

E’ l’ora della merenda, il campanile svetta su questo piccolo e isolato abitato, alberi infiniti di mele ci accompagnano in costante salita, lo Sneznik fa da vedetta in lontananza. Al bivio per Ostrozno Brdo proseguiamo a destra, il programma di giornata recita “Partizanska bolnica zalesje”, partiamo alla sua ricerca. Non ci sono indicazioni, sempre più misterioso, dopo vari saliscendi finalmente imbocchiamo il sentiero giusto.
Siamo davanti alla ricostruzione dell’ospedale partigiano Zalesje (foresta in russo) che fu operativo in questo luogo durante la seconda guerra mondiale. Grazie alla dedizione di un medico russo e all’aiuto degli abitanti delle zone circostanti furono curate più di duecento persone.

Su e giù, tocca alla seconda, verso la valle dove scorre il torrente Suhorica che si inserisce in una valletta prativa sotto il Borst.

Come salmoni saliamo controcorrente verso la cresta, scolliniamo e giù dall’altra parte a caccia di trote! Siamo nella valle del Postrev, rilassati scorriamo lungo la ciclabile accompagnati dai profumi e dai suoni della natura.

Il timing è perfetto, all’agriturismo Bubec, a pochi chilometri da Ilirska Bistrica è l’ora del pranzo.

Mentre Bussola e Roby, noti estimatori di pesce, rimangono delusi dalla mancanza nel menù dei bastoncini Findus, Icefoot e Cinci, più umilmente, si affidano alla specialità della casa.

Dopo i classici caffè e partita a bocce è ora di ripartire. E’ subito salita, è subito crisi. Icefoot cede un po’, Bussola cede di schianto.

Solo fruttiferi profumi lo rimettono sulla retta via.

La strada è ancora lunga, la rampa di lancio ci proietta verso il lago Klivnik.

Una strada laterale nel bosco lo costeggia nei suoi 3 km di lunghezza lineare, aggiungendo un altro tassello a questa gita ricca di novità.

A Podbeze andiamo alla vana ricerca di acqua, nel frattempo si consulta la via da seguire godendo dell’ennesimo panorama, oggi ne abbiamo fatto indigestione.

In linea teorica l’arrivo non è lontano, ma ci aspetta ancora una buona dose di saliscendi, impegnativi per il fisico, pura benzina per lo spirito. Ed è proprio la benzina, o meglio la batteria, che sta per abbandonare Roby nei pressi di Hrusica che opta quindi per un più prudente ritorno asfaltifero.

Il resto della truppa sale verso il paese, si rinfresca e si lancia in discesa a Male Loce. Un sentierino inerbato si innalza leggermente, la luce e l’atmosfera sono coinvolgenti, il fiato grosso ci accompagna. La collina davanti a noi sembra invalicabile, ma nel verde si nasconde la giusta traccia. Siamo sulla strada che porta a Obrov, i tagli programmati per la destinazione ci sarebbero, decidiamo però che va bene così.

Cinci tira il gruppo e mette la quinta, il trenino giunge rapidamente Markovscina, due vagoni hanno sosta obbligatoria… cosa avrà fatto la locomotiva?



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

Un commento

  1. Nonostante le allusioni (false e tendenziose) ad un mio presunto schianto, anche questo resoconto merita eterna riconoscenza!

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