In salita e in discesa, in bici e non solo...

Sella Ronda Hero 2014
21 giugno 2014
Grazie dell’affetto ed attenzione dimostrata….sono stato inondato da messaggi, telefonate, sms pre e post gara.
Il sapere che mi stavate osservando in diretta, ora fa più emozione…..Comunque, nella Fiera delle Vanità di Selva di Val Gardena, non credo di mettere più piede per un po’…..
A parte la preparazione insufficiente, che ha pesato parecchio, vi confermo che NON mi sono divertito come immaginavo….
Poco conta l’ambientazione da Patrimonio dell’Umanità, se poi il fisico sembra una Pietà Umana….
Ho visto ciclisti in processione, col viso basso, come nella campagna di Russia, spingere il velocipede (più pesante di una cariola, in questi frangenti) su per l’impedalabile Ornella….dico solo che le suole da trekking, in alcuni momenti, facevano poca presa…..
E sì che i presupposti erano tutti buoni:
– sole stabile e spettacolare, con temperatura in salita, anche a 2350 m slmm a Porta Vescovo;
– fisico riposato e bicicletta perfetta dopo 2 mesi di messa a punto;
– zaino da Eta Beta, con guanti invernali, bustine scaldamani, kit pronto soccorso per ogni evenienza, frutta secca, pillole per il mal di testa, crema da sole, ed altre cose ugualmente importanti;
– notte tranquilla e colazione abbondante, ma….
…arrivato a Selva, ho sbagliato griglia di partenza. Dopo 10 minuti ho capito che i numeri dei pettorali erano tutti di 1.000 unità superiori al mio. Ho dovuto sollevare la bici, uscire tra i guard-rail, risalire per 100 m ed infilarmi all’ultimo posto della mia griglia, usando le spalle di sconosciuti per rientrare in strada.
Ed essere in coda a 400 persone, ma solo 5 minuti avanti alla griglia in coda, con in prima fila degli assatanati velocisti, non è una bella idea…..ed infatti ho pagato, come tanti altri, degli imbottigliamenti e delle code ad ogni tratto difficile.
Penso di aver fatto almeno 1 ora buona di attesa in piedi, tra ciclisti spazientiti e criticoni pronti a far causa all’Organizzazione.
Comunque, senza trovare troppe scuse, ammetto che a 2.000 metri avevo il fiatone….può essere la carenza di ossigeno? Mi sembra strano, ma mai prima ho patito in bici fitte al fegato ed alla milza.
Lode alla bici full….o meglio, da marathon…..finalmente le discese sono state un momento di relax, piuttosto che una battaglia contro la forza di gravità….2 anni fa mi stancavo più in discesa che in salita, ora la discesa è stato un piacevole intervallo tra le sofferenze…
Sofferenze indicibili…
E la testa l’ho persa subito….almeno avessi potuto distrarmi pensando al lavoro, alle vacanze, a tette e culi, ma ho avuto un chiodo fisso durante quasi tutte le ore in sella: “Ora mollo….ora mollo….ma quanto manca….sete…sete….fame..
Seconda salita: gambe stanche e prime avvisaglie di cervicale…tra ciclisti già ci alziamo per far aria al culetto….
Seconda discesa: primo ingorgo su un tratto di single-track;
Terza salita da Arabba: già cotto……neanche partito da Arabba che le gambe non ci sono più….e mi manca la salita dell’Ornella.
Pazzesca….sapevo di attendermi 45 minuti, forse 1 ora di spinta, ma non su un muro per fortuna asciutto…..E se pioveva?
Tutti recitano come in un mantra….”NOn siamo neanche a metà….Non siamo neanche a metà….”.Al ristoro, tutti raggianti a trangugiare bibite gelate con i sali della Enervit…..
Con il bicchiere in mano, mi giro e rimango impietrito…..una fila umana, come formiche, a salire tra i nevai verso Porta Vescovo….
Me ne ero dimenticato…o forse non lo sapevo….bisogna salire ancora a spinta….
E sotto folate gelide, che in combinazione alla bibita energetica, mi fanno sopraggiungere i primi crampi intestinali….Passo Pordoi finalmente è alla vista, ma un nuovo ingorgo ci fa stare fermi nel fango da disgelo minuti interminabili…..A passo di lumaca, come con delle palle d’acciaio al piede, si procede di pochi metri alla volta, tra bestemmie e imprecazioni.Al Pordoi non c’è il ristoro…..neanche l’acqua. Solo vento….e mal di testa.
La discesa verso Canazei è la più tecnica….anche divertente, se non fosse per le code….
La pendenza mi eccita e salto la coda buttandomi per la massima pendenza, chiedendo strada “Via via via via”, e così supero una decina di impalati….un momento di piccola goduria, perché a Canazei ho lasciato l’ultima briciola di dignità….Mancano 30 km, e le gambe non ci sono….c’è però tutto quello che si è accumulato prima:
– mal di testa, cervicale, mal di schiena, crampi alla pancia, fastidio alla sella, e gambe VUOTE….Ciuccio acqua in continuazione dal camelbag….sono tra i pochi con uno zaino (anche perché previdente, vista l’esperienza di CPENZO con la grandine l’anno prima)…tutti gli altri corrono “leggeri”.Passo Duron non lo conosco….dal profilo altimetrico stampato sul numero di pettorale, vedo che la salita deve spianare….ed infatti diventa un lungo RETTILINEO……Mai mi era successo prima…..mi sembrava di stare su un simulatore, con la bici ferma mentre tutto si muove….ed infatti gli altri mi superano, ma io procedo l e n t a m e n t e ……
Nuovamente a spinta, a sguardo basso. Finalmente mancano 12 km……con 2 km di salita.
Non ci credo…..2 km che sembrano 10…..
Le ombre sono lunghe….è la giornata più lunga dell’anno, quindi deve essere tardissimo….
Non ho l’orologio e allora chiedo agli altri disperati l’ora…..sono le 18.15.
Ho ancora 1 ora per non essere tagliato dalla classifica…..ma sembra fatta….tra poco solo discesa….LO DICE IL PROFILO ALTIMETITRICO !!!!!!!
Ma il Prof non ha tenuto conto delle diverse scale tra ascissa ed ordinata…….ogni leggero cambio di pendenza della linea colorata significa centinaia di milioni di metri di discesa, salita o falso piano…….bastardo FALSO PIANO…..
I 10 km più lunghi della mia vita….poi i 5 km più lunghi della mia vita….poi UN URLO “BASTA SALITE !!!!” arrivato da dietro, ma non ho visto nessuno….forse un eco rimbombare nella valle…..
Fino al Pordoi, era impossibile soffrire di solitudine…..ora, in discesa, all’imbrunire, sono da solo…..
L’arrivo deve essere là, ma ecco uno strappo in salita…..ed eccone un altro….ora siamo in tre in trenino…e sentro proprio distintamente la gamba che fa l’ULTIMA PEDALATA prima di esser fuori uso……..ma sono già nella discesa a 50 m dall’arrivo……
gli operai stanno sbaraccando …..il cronometro è ancora in piedi….per 3 minuti (19.18) sono fuori classifica…..
Il pubblico è lì in attesa per amici, parenti e morosi….mio papà mi vede e mi fa qualche foto ed io, stranamente, non sono più stanco…
Misteri della biologia. La mattina dopo
Acido lattico: zero;
mal di culo: zero;
….anzi, mi sono fatto 3 ore di camminata in montagna mentre mio papà si è fatto il giro dei 4 passi su strada insieme ad altri 15.000 ciclisti.
L’idea del giorno prima “MAI PIù….MAI PIù….BICI IN SOFFITTà E BUTTO VIA LA CHIAVE”, sembra un pensiero lontano.
Non ho raggiunto nessun obiettivo che mi ero prefissato……Ho finito la gara, ma non conta, visto che NON mi sono divertito.
Guardando le altre facce della medaglia, però, posso dire:
– neanche un brufolo sul culo;
– nessuna caduta sulla ghiaia (e ne ho viste…..e sì se ne ho viste, di gambe e gomiti sanguinanti)
– c’ho messo meno tempo di 4 milanesi performanti conosciuti il giorno prima…..
Credo che l’organizzazione abbia ammesso al cronometraggio tutti quanti, visto la scadente organizzazione con 4.000 partecipanti, rispetto ai 3.000 degli anni precedenti….
Riporto solo una frase detta da un ciclista conosciuto lungo il percorso “Ma c’hai un motorino nelle gambe?” durante una ripida salitina…..
Mi sembra di aver capito che infatti avevo UN MOTORINO…..il MOTORE l’ho lasciato a casa….
Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto
Ciao, ho messo in piedi un blog tutto improntato alla sellaronda 2015
Ho letto il tuo racconto, bellissimo, mi sono fatto delle gran risate, complimenti è scritto benissimo!
Volevo chiederti l’autorizzazione a pubblicare il tuo racconto sul mio sito
Farai il sellaronda anche quest’anno? io con due colleghi lo faremo x la prima volta, mi sembra già impossibile!
Ciao
In quanto amministratore del sito, ti ringrazio dei complimenti a nome del Prof, e per quanto riguarda l’articolo direi che puoi pubblicare il racconto sul tuo sito inserendo però il link all’articolo originale.