In salita e in discesa, in bici e non solo...
Com’è Dolce questa Val
L’amo gettato in settimana in chat viene finalmente colto.
La congiunzione astrale per il giorno ideale sembra essere arrivata.
Dopo pluriennali promesse e false illusioni il dado è tratto.
Ucio declama: “Sarà uno spettacolo per gli occhi e per la mente!”
Come dargli torto?
Partecipanti:
• Ucio e Vaivai: alla loro centennesima escursione invernale in questo paradiso.
• Esperanta: praticamente è andata a dormire con gli sci ai piedi, reduce da tosta scialpinistica su nebbioso “sasso saponato”. Ma stoicamente presente in corpo e spirito.
• Icefoot: fiaccato dal risveglio primaverile della campagna e dai conseguenti lavori. Ma oggi non è possibile tirarsi indietro.
• Spargel: merita discorso a parte.
Discorso a parte:
Spargel non usa gli sci. Fa trekking e gli piace la neve. Ma odia le ciaspole. Le odia a tal punto che le porta in montagna, le illude di farne uso, le lascia rinchiuse in furgone per punirle.
Nonostante oggi sia “La giornata internazionale del ciaspolatore”…
Non senza difficoltà raggiungiamo in auto la quota di partenza. Gli ultimi tornanti, erti e ghiacciati, suggeriscono montaggio catene stimolando alti picchi di adrenalina.
Oltre a noi, solo un duo di scialpinisti diretti sullo Zermula è arrivato fino a dove le auto non possono più proseguire. L’escursione ha inizio qualche centinaio di metri prima della malga Caserutte.
I cartelli indicano che siamo in mezzo alla strada, prestare attenzione al traffico.
Quando le ginocchia non affondano nella neve Spargel tiene alto il ritmo.
Cambio versante, il ponte regge il nostro passaggio.
In un silenzio assoluto e in completa solitudine la marcia verso Cason di Lanza procede sotto un sole tiepido in un contesto fiabesco.
Ed il punto d’appoggio che tante volte ha fatto da base alle avventure dei MIB si palesa per la prima volta in veste imbiancata.
Lo Zermula, imponente e zuccherato, saluta il nostro arrivo.
Spargel, invece, saluta la nostra ripartenza. Impossibilitato a salire verso i Piani di Lanza opta per un inevitabile dietrofront. Le punte di Ucio battono traccia nella neve intonsa.
E’ un incedere tranquillo e rilassato, meteo e neve ideale, assaporiamo ogni attimo.
Ogni passaggio, ogni fermata, ogni sguardo è uno “ohhh” di meraviglia.
Quando si arriva sul pianoro sommitale riecheggiano le parole di Ucio: “Sarà uno spettacolo per gli occhi e per la mente!”.
Non ancora paghi decidiamo per un scendisali sulla cresta dirimpettaia marcatrice di confine.
E il luogo dove dieci anni prima i Fondatori scavallarono con le bici dal versante austriaco nel mitico giro “Kazziatonen“.
E dopo poco il ruolo delle pelli è definitivamente concluso. Ci si prepara in assetto da discesa. Anche per linee diverse si cerca la curva migliore, i pendii sono morbidi, la neve è variabile e necessita sempre prudenza nell’affrontarla.
Si ritorna quindi verso il rifugio di Cason di Lanza, nel fratttempo ha cominciato anche a nevischiare. A chiusura della bellissima escursione si riprende la via che ci ricongiunge a Spargel e alle auto. La tanto decantata Val Dolce viene promossa a pieni voti lasciandoci la voglia di tornare un giorno a ricalcarla.
PS: Ucio usa la tecnica del telemark, bella da vedere, stancante solo ad immaginare di praticarla.
Telemark e capriole, il mitico friulano non si fa mancare niente…