In salita e in discesa, in bici e non solo...
Venzonassa solitaria
Venzonassa. Sembra il nome di una biscia.
O di un verme….peggio se solitario, che ti rode dentro.
A me, rodeva da 3 anni, questo giro da 2 giorni in sacco a pelo.
E la stessa agitazione doveva averla quel giovane triestino che, prima della mia realizzazione, mi ha preceduto in queste valli.
L’idea bivacco non piace ai MIB, ormai assuefatti alla carta di credito e al turismo balneare.
La mia meta è casera Navis (punto 7).
Ormai sono di casa a Gemona, che mi accoglie a suo modo.
In lontananza, il fiume bianco è fonte di mille ricordi (1000, 1001, 1002, …)
In vicinanza, scopro invece una perla nascosta. Anzi, due…
Che la giornata cominciasse male, lo capisco dal mattino. L’idea di scalare quasi 1.500 metri nel mese più caldo del secolo, non è geniale.
Almeno mi distraggo con la ricchezza del paesaggio, a sinistra….
…e a destra.
Giungo al punto di non ritorno. Decido per una pausa e supero la porta: Venzone si è messa in piazza…con la miglior mercanzia che abbia mai visto.
Se deciderò di aprire un bar, sò dove fare acquisti.
Quando il sole è ancora più alto, urlo “E che la Venzonassa inizi!”.
Non sarei qua se Icefoot, nella notte dei tempi, non si sverginasse1 in questa valle…Quel desiderio di capire cosa ha visto, è ormai vicino.
Ciò che provo e che sudo alle 13:00 di ferragosto quasi mi provoca un collasso.
Come una gelatina scivolo con fatica verso la pausa pranzo, che si rivelerà una tortura da far-west.
Il sole non da tregua. La tenda è inutile. I sali evaporano e la bocca si cementa con gli gnocchi.
Un mio omonimo è più furbo di me nel trovare refrigerio.
Dopo congruo e infinito riposo per recuperare le forze, so che mi aspetta solo scassata discesa verso la sicura e accogliente magione serale.
Prima del previsto, in un silenzio irreale, giungo a destinazione.
Un albero ha danneggiato il tetto. La struttura è inagibile, anche se prima ci avevano già pensato giovinastri (per lo sporco) e roditori (per le merde).
Il sole è ancora alto, che faccio? Preparo il mio giaciglio e dormo per 10 ore, pregando che un orso non mi sbrani.
Orgoglione di una notte tutta intera e tutto intero, dedico un pensiero per la mia fortunata avventura al ragazzo sfortunato, sul luogo che lo ha tradito.
Il mattino ha l’oro in bocca e l’uranio nelle gambe. Pedalo senza sosta verso le sorgenti del Torre e poi Pradielis. Il panino di mortadella dell’alimentari di paese ha il profumo dell’infanzia.
La meta di giornata, sella Foredor, si palesa al termine della strada asfaltata.
Da queste parti, aleggia un clima di abbandono…
E’ una questione di fede anche la leggerezza con cui ho tracciato la tappa di oggi.
Il dislivello si evidenzia dalla mappa, la difficoltà si può supporre dal segno tratteggiato, ma la segnalazione di Komoot avrebbe dovuto accendermi una lucina….
La bici è in assetto bike-packing, pesante e sbilanciata.
Decido (miglior decisione della giornata) di alleggerire la bici, passando alla modalità “cammello”…
Disastro annunciato
Da questo momento in poi, non ci sono più documentazioni fotografiche.
Sono entrato nella zona dello sfinimento.
Il caldo delle 13:00, l’afa appiccicosa, la carenza di sali, la sete atavica e lo sburtan-bike mi hanno devastato.
A mia memoria, è stato il tratto più impegnativo della mia vita…..ovviamente impedalabile, semi-abbandonato e a rischio zecche.
Per 500 metri circa di dislivello, avrò ansimato per 3 ore, fermandomi ogni 20-30 passi.
Il miraggio e obiettivo di giornata è la Malga Quarnan, …ma prima di arrivarci, rischio di essere incornato da un giovane manzo.
Finale non male
Alla malga assorbo per osmosi due coke. Mastico lentamente per recuperare forze ed equilibrio idrosalino.
Mi aspetta la traccia che mi ha disegnato Medioman, lungo i percorsi di casa di Maglianera.
Anche se con sacco a pelo, fornellino e materassino, la mtb si muove in agilità lungo la traccia coperta da aghi di pino.
La traccia, lunghissima, merita una pausa per far riposare le dita.
Arrivo in fondo tutto intero. Prima del treno del ritorno, mi regalo un gelato, anche se il bambino che è in me è schiantato dalla fatica.
1 sverginato = prima gara di mtb che Icefoot ha fatto agli albori della sua immaginifica carriera ciclistica ed esplorativa (cfr. Venzonassa marathon bike)