Finalmente inverno

Le previsioni meteo non danno adito a dubbi: “Nella notte tra sabato e domenica è in arrivo una perturbazione artica con drastica discesa delle temperature. Prevista neve e bora forte, molto forte a Trieste e sul Carso”.

E’ l’occasione che tanto aspettavamo. La promessa di andare a caccia di neve e lupi incredibilmente non fa tanti proseliti in chat. Odermat, arruolato da poco nei MIB, non ha ancora evidentemente capito l’antifona. E si aggrega con entusiasmo.

L’iniziale idea di pedalare sulle alture dei Brkini, a venti minuti dal confine di Lipica, viene bocciata. Arrivati in loco infatti, pur essendo il nevischio consistente e continuo, non troviamo le condizioni estreme che sono nelle nostre aspettative.
I tetti innevati delle auto provenienti dalla direzione di Pivka fanno così balenare la giusta soluzione e la relativa decisione. La catena montuosa dello Javornik e dello Sneznik diventerà la nostra meta.

Attraversare la steppa russa per raggiungere in puro Gretastyle (uno per macchina) il luogo di partenza, riscalda i nostri cuori.

Nei pressi del playground di Trnje ha inizio l’avventura.

Dopo un tratto iniziale di avvicinamento al bosco sferzati da forti raffiche, i nostri “ohh” di meraviglia e di gioia aumentano in maniera esponenziale.
Il fondo pedalabile, la nevicata in aumento, l’assenza di vento.
Non potevamo chiedere di meglio.

I lenti gemelli di lenti sorridono contenti.

Come obiettivo ci poniamo quello di raggiungere l’incantevole Masun lungo le forestali che attraversano gli infiniti boschi. Non avendo però pianificato la traccia ci si affida a ricordi e sensazioni.
Sbagliare un bivio in questi luoghi è facile, nel soffice bianco lasciarsi trasportare dalla leggerezza dello scivolare è un attimo.
Smartphone, intuito, cartelli, ci guidano nella giusta direzione.

Si prosegue in magica atmosfera verso la Jurjeva Dolina e la sua casa di caccia.

Ci aspettiamo di incontrare Babbo Natale e le renne. Di lupi neanche l’ombra, di umani tanto meno. Siamo anche nella terra dell’orso, ma adesso di terra non ce n’è. Tanta neve invece. Quindi l’orso è in letargo. Giusto? Giusto! Nel frattempo pedaliamo.

Pedaliamo finchè si può, ad un certo punto più non si può. Masun è ancora lontana, qualche chilometro per dir la verità, ma qualche chilometro che bisognerebbe affrontare totalmente a spinta nella neve fresca. Tenendo conto anche delle lancette dell’orologio e del ritorno da effettuare prima dell’oscurità.

Tutto questo porta Odermat a piantarsi in mezzo alla pista e sentenziare che non è più il caso di proseguire.

Con un benevolo cenno d’intesa, i tre veterani accettano la sua decisione. Giusto non spremerlo troppo, deve fare esperienza. La rossa di Cinci certifica il limite raggiunto, il momento del dietrofront è giunto.

Il ritorno avviene in parte lungo la stessa via di salita. La leggera pendenza negativa, quando si esce dai solchi, accentua la necessità di doti equilibristiche.
Dopo aver superato Vrh Korena ritorniamo al punto di svolta dell’andata.
E proseguiamo in costante ed adrenalinica discesa fino a Palcje.

Bussola si lancia in picchiata come non ci fosse un domani. Cinci e Odermat lo seguono a ruota rubandosi le traiettorie. Icefoot li lascia sfogare procedendo con calma per assaporare a pieno le emozioni di un paesaggio cristallizzato.

La scelta di uscire la mattina di casa sfidando le normali regole di buonsenso ha pagato ancora una volta. Ci siamo divertiti come bambini al luna park o al circo quando pedala l’orso.

Con la chicca di concludere la giornata in una tra le nostre preferite e nascoste gostilne di qualità.

E stavolta, senza che Odermat facesse traboccare la Goggia dal vaso…


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