U.C.K.A.

La fastidiosa sensazione di stanchezza primaverile si percepisce durante tutta la settimana e si acuisce con l’avvicinarsi della domenica…

Il cambio stagione come ogni anno fiacca l’organismo e la debolezza si fa sentire improvvisa, ciò nonostante le incombenze non diminuiscono, il tempo è poco e corre veloce, velocissimo nei fine settimana.

Lo sa bene chi si vede costretto a rinunciare alle fatiche della ciclo-scalata del monte Vojak in favore di altrettanto faticose attività di giardinaggio: sfalcio, potatura, rigoverno delle proprietà prato-boschive e delle sfiancanti attività ortive: vangatura, semina, pacciamatura.

Lo sa bene chi si vede costretto a privarsi dell’ebbrezza della guida del cingolato forestale o dell’uso della motosega, chi si vede costretto a rinunciare all’uso della zappa e del rastrello, alla raccolta dei tronchi, alla sramatura, al conferimento del verde all’ecopiazzola in favore della ciclo-scalata del monte Vojak.

È in questo clima che cominciano a girare proposte, inviti, itinerari, video, resoconti propri, resoconti altrui e come quasi sempre cominciano a scontrarsi i diversi programmi/obiettivi delle due fazioni MIB…

Nel turbinio social-mediatico viene coinvolta anche la compagine friulana, per convincere la quale si paventano comode gite su ciclabili e lingue di asfalto alle pendici delle Prealpi carniche, ma il solo a rimanere intrappolato nella ragnatela organizzativa ordita dai tre veterani Bussola, Cinci e Icefoot sarà il solito ingenuo Loden.

Neppure il repentino cambio di meta preannunciato da Bussola giunto sul finale, a mezzanotte e trentasette di giovedì e confermato da Icefoot alle 7.35 di venerdì mattina, lo indurrà al ritiro volontario senza disonore. Dalla sua solo la fortuna di avere da poco cambiato una Front per una Full.

Le adesioni languono ma Icefoot non desiste, è carico ed ha un solo obiettivo, riscrivere un proverbio: “il mondo è fatto a scale, chi le scende non le sale!”. A tal proposito lancia una evocativa chat su whatsapp: “UillyCinciKompassAissfut” che verrà capita da solo 1/3 degli interessati e con ritardo.

Nasce così l’ennesima gita fuori porta: ritrovo alle 8.15 a Basovizza, serrata dei ranghi, partenza per Lovran, salita al Vojak, discesa a Liganj, ardito rientro a Lovran in stile Wibmer.

Bussola, consapevole dei ritardi mattutini dei MIB, si fa splendido e invita Icefoot a dormire in via Timignano così da contenere i tempi. Icefoot ringrazia ma rinuncia per non meglio precisati precedenti impegni per la notte. Loden si autoinvita per evitare una levataccia in un giorno che sospetta poter diventare troppo lungo.

Il risveglio di Loden è allietato dalla tavola imbandita per la colazione dall’insuperabile santa Paola, sempre sia lodata, e dalla sorpresa del pranzo al sacco predisposto dalla stessa per marito e ospite. Il pranzo consiste in due ottimi panini gourmet incartati in tovagliolini di diverso colore, uno azzurro e uno rosa, stile pillole di Matrix.

Bussola palesa un’ignota gelosia coniugale… sarà l’età!? Con occhio incredulo soppesa il suo sacchetto che giudica fortemente ridimensionato e lamenta di essere stato privato del 50% delle risorse alimentari a lui destinate in favore di Loden.

Icefoot è puntuale, Bussola e Loden portano impercettibile ritardo, Cinci accusa un problema tecnico(?) e si fa attendere.

Alle 8.25 cominciano le complicate operazione di serraggio ranghi, l’auto di giornata è gentilmente offerta da Bussola e sponsorizzata Generali. Il portabici però scarseggia di bloccaggi per le due-ruote e Cinci minaccia di abbandonare la X1 e seguire in autonomia per non rischiare di perdere l’amata Jeffsy rossa strada facendo. Icefoot tentenna e aspetta in disparte preoccupato.

Bussola spazientito smonta e rimonta le 4 MTB dal portabici ma si sa, cambiare l’ordine dei fattori non cambia il prodotto. Alla fine Bussola scava nel bagagliaio e trova elastici e cinghiette che seppur datati tranquillizzano Cinci e soddisfano Icefoot.

Con soli 30 minuti di ritardo sul cronoprogramma di Icefoot 4 MIB viaggiano uniti verso il loro destino.

Tutto è bene quel che comincia bene.

La giornata è bella, il cielo sereno ma non terso, le dogane libere, il traffico assente, il parcheggio libero di Lovran scelto da Icefoot vuoto. Lovran accoglie i MIB in un mite sabato mattina primaverile e promette acque calme e tiepide per il “tocjo” pomeridiano.

Le operazioni di scarico bici e partenza procedono rapide per non aggravare il ritardo sulla tabella di marcia predisposta da Icefoot, anche la consolidata pratica del caffè e brioche d’inizio gita viene cassata, solo Loden lamenta la mancanza di segnale GPS e rallenta l’avvio di Strava e del gruppetto, in più dimentica i guanti sul cofano della X1.

Il giro comincia con la discesa al molo di Lovran, per l’azzeramento altimetrico degli strumenti, prima della salita di 1396 metri che porterà i MIB alla cima del monte Vojak.

Il primo strappo in cemento fuori paese è una rampa stile autorimessa di 20 piani che suona la sveglia per le ultime fibre muscolari ancora dormienti e secondo Icefoot conduce a Cipro, Opric per i tovarish.

Di fatto fa anche guadagnare in breve i primi 100 m che fanno sentenziare a Bussola: “siamo a 1/16 del dislivello (programmato) di giornata”. Cinci e Icefoot non esultano e farebbero volentieri a meno di questi dettagli, Loden che ha con sé solo poche Kune per l’autostrada del ritorno non può permettersi di comprare le vocali e gli risponde: “vffncl vffncl vffncl!”
Un Icefoot in gran spolvero mostra subito un altro passo rispetto agli inseguitori, cosa che sarà il leitmotiv di giornata. La salita continua su asfalto fino a Dobrec dove una fontana permette il primo rabbocco delle borracce e uno shampoo a Bussola. Tra fatica e aggiornamenti statistici Loden capisce che saranno lunghe ore di salita in divenire.

Facendosi beffa del detto “xe più giorni che luganighe” decide di affrontare seduta stante la pillola rosa e confidando in una frattura spaziotemporale di essere teletrasportato direttamente in cima al Vojak.

La ripartenza è frettolosa, abbandonato in breve il bitume per più gradite strade bianche e terre rosse si guadagna quota tra boschi di faggio, cantieri stradali del raddoppio del “tunel Ucka”, amene baite sorvegliate da silvestri statue lignee e anacronistiche fattorie di novecentesca memoria. Icefoot e Cinci si studiano e si stuzzicano a distanza ravvicinata, dietro Bussola e Loden si scambiano la maglia nera.

Alternando ancora asfalto e sterrato vengono macinati chilometri e metri di dislivello sempre numericamente formalizzati dal Bussola: “siamo a 1/3 del dislivello di giornata”. Gli fa eco per la seconda volta Loden che chiude il quartetto con triplo “vffncl”, vocali comprese a debito.

Poi la carrareccia ritorna improvvisamente lastricata e conduce i MIB fuori dal bosco e poi in un prato ormai incolto che delimita i resti fatiscenti dei campi artificiali di una polisportiva, poco più in alto le rovine dell’albergo di pertinenza che sembra essere stato bombardato. La visita del rudere che ricorda i recenti filmati degli inviati dal fronte ucraino e farebbe la felicità dei complottisti filorussi, non ruba troppo tempo alla tabella di mancia di Icefoot.

Bussola non perde l’occasione di ricordare ai compagni di viaggio di essere ormai a 1/2 del dislivello previsto di giornata, Cinci esulta, Icefoot conferma. Loden, nonostante un cambio svantaggiosissimo, rinnova il precedente invito infarcito di vocali in triplice copia.

Il tracciato prevede ancora tanta salita in un’alternanza di asfalto e sterrato, tra il comodo e il comodissimo per Cinci e Icefoot che si contendono la maglia verde e il gran premio della montagna ad ogni tornante, tra il faticoso e il faticosissimo per Bussola e Loden che non riescono a ingranare appieno. Tra uno scatto di Cinci e un allungo di Icefoot, che trascinano le retrovie, il quartetto si fa beffa di alcuni ciclisti stradali e raggiunge Poklon per una vera pausa. Bussola, giunto quarto, all’affermare di esser ormai ai 2/3 del dislivello di giornata riceve da Loden per la quarta volta e per esteso l’italico viatico più conosciuto al mondo.

Cinci si disseta e mangia una barretta energetica, Icefoot mangia mezzo paninio e reintegra i pochi liquidi persi, oggi veramente un marziano deferibile all’antidoping se fosse una gara ufficiale. Bussola opta per la pillola rosa, a Loden non resta che assumere la pillola azzurra.

La salita riprende su sterrato nonostante gli immani sforzi fatti nei secoli dalle genti indigene per dotarsi di comoda strada asfaltata per raggiungere la cima del monte Vojak, l’ingratitudine italica ha però vita corta e l’arido bitume istriano asciuga in breve il tributo di sudore richiesto per essere percorso. I due soliti furetti si alternano come apripista ma nulla possono contro gli elettrici e i professionisti che sverniciano a velocità inarrivabili anche loro.

Dietro Bussola attraversa il suo momento roseo e stacca Loden, risparmiandosi così i successivi consigli anatomico-logistici.

Più dietro Loden nonostante il celestiale pasto appena consumato paga dazio, si fa ingannare dal falso chilometraggio scritto sull’asfalto e manda ignoti “writer” a tener compagnia a Bussola.

La vetta d’Istria è conquistata, l’ordine d’arrivo non rimarrà ai posteri se non tramandato oralmente.

Lo spettacolo della vista a 360° è fotografato anche mentalmente. Le cime e i profili precedentemente conquistati sono riconosciuti, Nanos, Taiano, Nevoso… La soddisfazione di essere partiti dal mare e poterlo guardare dal punto più alto disponibile (1396 m s.l.m.) non può essere descritta, dev’essere vissuta sulle proprie ruote, i propri pedali, il proprio… “soprasella”.

Anche qui la pausa è più una necessità che un diletto, cambio maglia, nutrimento e idratazione sono un bisogno fisico. BUSSOLA, seppur deliziato dal contenuto dell’involucro azzurro, scopre di dover tornare Bussola… “ma tanto ormai è tutta discesa” mente l’ineffabile Icefoot. Cinci osserva una dieta spartana ma reintegra con pivo fresca comprata in loco: la torretta di vetta è un bazar, Icefoot si accontenta di una Radler di medesima provenienza e mezzo panino. Loden raschia il fondo dello zaino trovandovi dei nutellabiscuits e del formaggio fresco per un’accoppiata dal bastevole apporto calorico.

Che discesa sia: ripida scassata asciutta sterrata o meno, qualunque sia purché discesa. Il sentiero che scende a sud è scartato da Icefoot per il troppo traffico escursionistico. Si ripercorre l’asfalto per un breve tratto e poi ci s’infila nel bosco, mulattiera e sentiero sono le due alternative favorite.

Raggiunta la sella a sud sotto la cima Icefoot veste l’armatura e stringe il perno della ruota anteriore (!!), Bussola cambia inclinazione delle leve freno (?), Cinci sgonfia le gomme, Loden per non esser da meno imita Cinci.

La traccia che si segue è ancora maggiormente in discesa, è poco ma è ciò che conta, il fondo carsico scassato alterna pietre improvvise a nuda roccia e tratti misti, le radici spuntano come funghi di notte, gli escursionisti come gli escursionisti. Rare e brevi le risalite. Il sentiero costeggiato da spinosi arbusti e piante secche regala ai ciclisti che lo discendono sfregi a varie altezze e amabili scorci paesaggistici ai camminatori che lo risalgono.

I MIB sono costretti ad un’altra sosta per bearsi della veduta del golfo di Fiume e delle isole di Cherso e Veglia.

Alle spalle, ormai incredibilmente lontana, la vetta appena lasciata… tanta fatica in salita vale un’effimera discesa godereccia? Icefoot si dondola. Bussola si lamenta. Loden rifiata. Cinci sgonfia un poco le gomme.

Il percorso che segue prevede l’immancabile sburtanbike e l’orienteering, il dedalo di varianti non battute in precedenza costringe ad un utilizzo massivo dei mezzi tecnologici in dotazione. Icefoot dipana egregiamente la matassa dimostrando di aver studiato a casa, ma la drastica riduzione di carica della batteria del telefonino che minaccia lo spegnimento lo getta nello sconforto.

Vista l’ora si decide per un Pranzo Vero e si opta per una deviazione (-200 m) per raggiungere Lovranska Draga su consiglio di Icefoot.

Il comitato di accoglienza della Gostilna locale, su una terrazza soleggiata con vista mare a 400 m s.l.m., consta di un simpatico oste, ironico e amichevole.

Pasta ai porcini, pasta al cinghiale, gnocchi ai 4 formaggi +1, arrosto con patate e pancetta croccante e anelli di cipolla, birre fresche, caffè e un po’ di elettroni per il cellulare di Icefoot sono le comande tutte egregiamente evase. Il tutto gentilmente anticipato dalla banda magnetica di Bussola, vista la mancanza di Kune e il rifiuto di Euro preceduto da un pericoloso fraintendimento.

Rinfrancati dal pranzo e dalla tranquillità del posto si affronta con ottimismo la vera ultima salita di giornata. Si ripercorre il breve asfalto e si scala il ripido sterrato (+200 m) impazienti di iniziare l’ultimo tratto di discesa. Si punta verso Liganj, Icefoot si barda nuovamente prima dell’ultima picchiata verso il mare, Cinci sgonfia ancora un poco le gomme, Bussola guarda l’orologio, Loden guarda Bussola che guarda l’orologio e pensa: “ma quanto cacchio le aveva gonfiate le gomme Cinci prima di partire?”
La discesa sul sentiero nel bosco non è facile, gradoni e pietre sono una costante come la pendenza, in alcuni casi tocca scendere dalla bici. Icefoot doma il proprio mezzo a dovere e dimostra di aver già trovato il feeling giusto, Cinci non si risparmia e gli sta francobollato alle spalle. Bussola li segue arrembante. Loden perde aderenza all’anteriore in un tratto inaspettatamente bagnato e va lungo nella vegetazione, cade fra spine e ortiche. Icefoot si ferma solo per guardarsi indietro e constatare meravigliato quanto stia osando.

Il gruppo si ricompatta a Liganj, vero punto di partenza della giornata organizzata da Icefoot.

Qui cominciano gli SCALINI. Da Liganj a Lovran, 2,26 km lineari di discesa con un dislivello di 450 m. TUTTI DI SCALINI!!!

Scalini a non finire, scalini per tutti i gusti: naturali, artificiali, in sasso, in pietra, in cemento, misti…

…scalini
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…scalini chiaramente vietati in salita ai motociclisti e alle bici senza conducente.

L’arrivo a Lovran del 100% dei partecipanti incolumi è già di per sé un successo.

Il proverbio riscritto non viene messo in discussione. Il tocjo mancato causa mancanza di tempo per precedenti e non meglio precisati impegni di Bussola per la notte a venire in quel di Tarvisio offende il protocollo. Loden non insiste visti i numerosi graffi che il sale riaprirebbe.

…la stanchezza postuma è ben altra cosa, lo sa chi si è dedicato ai lavori agresti nel fine settimana, lo sanno Cinci e Icefoot che il giorno seguente non registrano su Strava le attività promesse, lo sa Loden che dormirà 11 ore filate +1 di rifinitura, non lo sa Bussola (mah!).

Resoconto apocrifo, per ragguagli tecnici citofonare Icefoot, ma è difficile trovarlo a casa, è sempre in giro ad allenarsi; in alternativa citofonare Cinci, ma è difficile trovarlo a casa, è sempre in giro ad allenarsi; in caso chiedere a Bussola che vi dirà quando trovarli a casa.



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

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