Monte Ioanaz e Machete trail

31 maggio 2020

Il ritorno alla normalità post pandemia al quale ci stiamo lentamente avviando, non permette però ancora ai MIB le consuete scorribande oltreconfine. A Roberto e consorte viene quindi affidato il compito di organizzare un tour nelle loro friulane terre di pertinenza.

Il quadretto familiare che si ritrova in quel di Cividale è ben composto:

  • papà Ucio: guida unica e suprema, severa e responsabile. Inflessibile…
  • mamma Vaivai: fedele e comprensiva, tenace e ammirevole. Complice…
  • zio Spargel: burlone e amichevole, instancabile e godereccio. Spina nel fianco…
  • Cinci ed Icefoot: bambini terribili, curiosi e capricciosi. Rompiballe…

I primi 18 chilometri sono salita. La prima metà su una vecchia strada militare sempre pedalabile, dalle pendenze mai eccessive. Ritmo allegro, umidità presente ma sopportabile. Nei pressi dell’incrocio per Spignon il simbolo del Machete trail fa capolino, ci rivedremo nel tardo pomeriggio.
Si prosegue verso Tamoris, due chiacchiere con un viandante, quattro chiacchiere con tre bikers. Cinque MIB dirigono il muso verso la Madonnina del Domm.

Dopo aver tirato il fiato e mangiato qualcosa papà Ucio concede la salita allo Ioanaz. La sterrata è impegnativa ma panoramica, circa un quarto d’ora di ascesa ne valgono assolutamente la pena. Escursionisti a piedi o in mtb non mancano ma non c’è affollamento. La vista spazia dal mare ai monti lungo tutti i 4 punti cardinali. Tra tanti luoghi d’interesse si intravede anche lo Stol, già toccato e da ritoccare in futuro.

Preso un dito, i discoli spalleggiati dallo zio, vorrebbero portarsi via anche la mano: “Perchè non ci lanciamo verso valle da questo sentierino invitante che aspetta solo di essere solcato?”
Ucio comanda e ritrae la mano. Single track ufficiale fino la Madonnina del Domm come da programma e poi strada.

A fine discesa, all’imbocco verso la valle Fracadicce, l’occhio cade su un altro pertugio che si infila nel bosco. Lo scassamento dei triestini diventa martellante, Ucio è costretto a cedere. Si rivelerà una breve serie di tracce tagliatornanti in stile carsico che renderà i bambini felici.

Le ruote scorrono in questa valle molto suggestiva e solitaria. Superiamo una deviazione verso le malghe di Porzus e puntiamo diretti verso il confine con la Slovenia che solamente lambiamo.
Ci lanciamo invece nel ghiaioso sterrato che scende verso il ponte della Capra dove un indiavolato testa a testa tra Icefoot ed Ucio farà mangiare polvere amara ad un impotente Cinci. Qualcuno però pagherà caro l’affronto nell’ultima rampa verso Prossenicco…

Siamo a metà dell’opera, un’ora e mezza scorrono veloci tra chiacchiere, cibo, bevande e vecchie rimpatriate: “Costanten, Costanten…”

In una maniera o nell’altra tutti hanno ricaricato le batterie. Daniela ci guida in paese per farci conoscere l’incredibile storia di Maria e della cucina nera.

Non resta altro che ripartire riscendendo verso il ponte della Capra con obiettivo finale l’imbocco del Machete trail. Ne passerà di acqua sotto i ponti e di giri di lancette dell’orologio…

Altro punto di svolta è la sella sopra la località di Montefosca che si raggiunge dopo costante ma solitaria ascesa asfaltata. Prati e boschi che ci circondano sono benzina positiva, la costante presenza dei fiori di sambuco ci accompagna per tutta la gita.
Nell’isolato abitato Roberto e Daniela ci raccontano di prelibati asparagi consumati in locanda tipica nei tempi che furono. Ora, come da previsione, non esiste più.

Cinci ed Icefoot notano segni bianco rossi che tra le case in mezzo al paese si infilano in mezzo al bosco. “Andiamo di qua?” Ucio “non ne ga gnanche pel cul” e tira dritto… che fare? Andiamo noi due? E se poi non è là che dovevamo andare per dove dovevamo andare? Nonostante la giovane età ragioniamo da adulti e seguiamo la retta via tracciata dalla nostra guida odierna.

Da qui in poi ci aspettano circa dieci chilometri che a seconda delle interpretazioni e dei mezzi adoperati possono essere divisi in due categorie:

  1. continui e gradevoli saliscendi dentro e fuori dal bosco per Ucio, Vaivai e Spargel
  2. serie di gran premi della montagna senza soluzione di continuità per Icefoot e Cinci (che rientra di fatto nella prima categoria ma che per solidarietà verso il suo gemello diverso opta per la seconda)

E finalmente dopo 8 ore di girovagare e oltre 2000 m di dislivello arriviamo all’imbocco del Machete e degli altri trail che partono dai 700 m del Monte Mladesiena.

Sono quasi 3 chilometri di lunghezza per 500 metri di dislivello negativo ricchi di divertimento e adrenalina. A parte gli amici friulani che li hanno già provati per gli altri è la prima volta, quindi prudenza e attenzione sono d’obbligo. La descrizione che ci ha fatto precedentemente Roberto è perfetta: tratto iniziale da prendere con le molle, segmento roccioso che necessiterebbe di maggiori protezioni personali, radici, saltini, cambi di direzione, tratti lunghi in appoggio. Il godimento è lungo e completo, aumentato dall’esito finale che ci vede tutti sani all’arrivo.

Soddisfatti e pieni di energia l’ultimo tratto piano verso Cividale è il giusto finale che ci permette di tirare le somme di una giornata impegnativa ma ricca di bellezza e divertimento.


3 commenti

  1. Complimenti io opterei Solo per tagliatelle e Machete Trail visto il dislivello a me sicuramente ostico : -)))

  2. Fare il Machete vuol dire un 800 mdl+ o in alternativa 550 mdl+ e 10 km sul piano per ritornare al punto di partenza. Si può usufruire di un servizio navetta in nero naturalmente.

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