Vecchie tracce, nuove sensazioni (Ua Uei)

19 dicembre 2018

Mercoledì mattina, mi sveglio con una strana sensazione addosso.

La cena MIB della sera precedente è andata bene, si sono rivisti vecchi e nuovi amici. Tutto è filato liscio, come le birre ed il pelincovez. Ho un cerchio alla testa e quella tipica voglia di nuvole di drago.

Dovrei andare a lavorare, chiedo al mio capo un giorno di permesso, me lo concede. Sento il bisogno di rigenerarmi, necessito dei miei abituali luoghi, così vicini ma al momento così lontani.

In un torpore che non riesco a definire mi impongo di alzarmi dal letto, fare colazione, vestirmi a dovere e affrontare il freddo pungente.

Comincio a pedalare, nebbiolina che si dirada, atmosfera rarefatta, tipico silenzio e movimento immobile della mattina presto. Tutto cambia perchè nulla cambi… non è cambiato nulla?  Alzandomi di quota verso San Servolo non ne sono più così convinto…

Vorrei parlare con qualcuno, confidarmi, soprattutto chiedere spiegazioni, ma non c’è anima viva.

Penso che un po’ di adrenalina e di giuste vibrazioni possano aiutarmi.

A due passi c’è Istralandia, la traccia enduro che spara diritti (con qualche curva) nella valle dell’Ospo.

Il primo tratto, molto temuto, non l’ho mai fatto. Finire l’ anno con simile prelibatezza mi eccita e mi dà coraggio. Mi pento solamente di non aver comperato uno zaino protettivo la sera prima a prezzi di saldo.

Tutto fila liscio sotto i miei piedi e le mie ruote, ciò che non quadra è quando getto il mio sguardo più in là, verso la valle, verso Crnj Kal…

Non capisco, è tutto così assurdo, sono agitato e confuso. Risalgo la  traccia appena percorsa tornando verso Socerb. Il mio amato sburtan-bike certamente aiuterà a rilassarmi e a schiarirmi le idee. Ciononostante sono quasi tentato di tornare a casa, ma decido di non farmi intimidire dalle mie paure.

Ho bisogno di certezze, quelle che potranno darmi solamente i luoghi del mio più classico giro di allenamento. Quindi punto di nuovo verso l’altopiano direzione Beka. Nella deserta e bucolica strada che la congiunge ad Ocizla ritrovo le conferme che cercavo… però…: è il 19 dicembre  o il 19 ottobre?

Mi fermo, rifletto, mangio. Gli zuccheri mi fanno bene, vado alla ricerca della prova del nove che mi confermi che la sera prima, forse, ho bevuto troppo.

Il lungo rettilineo che da sopra Crnotice arriva fino a Podgorje mi fa crollare tutte le certezze. Senza esitare proseguo verso l’orizzonte.

A questo punto l’inquietudine lascia il posto ad una impalpabile rilassatezza.

Se è così, evidentemente deve essere così. I chilometri sulle gambe non mi pesano, sento che potrei pedalare all’infinito. L’infinita e amata Ciceria si presenta nel suo splendore invernale, che sotto le sue creste abbiano costruito un collegamento stradale non mi sorprende più di tanto. Oggi va così…

Sconfino senza paure in Croazia: aggiro la Zbevnica, lambisco ma non tocco Vodice e Jelovice.

Per boschi risconfino in Slovenia. Skandascina, sotto la coltre bianca, non mi era mai parsa così seducente.

Sono paesi, sentieri, boschi che ho già attraversato parecchie volte. Eppure mi sembra tutto così nuovo, magico, anomalo. Mi sorge il dubbio: sono io che sto pedalando o sono ostaggio di pura illusione?

Il tempo passa, l’ora del rientro si avvicina, penso che se provo a fare qualcosa di diverso tutto ritornerà a bolla.  La zona la conosco bene, mi viene l’illuminazione, posti conosciuti ma traccia vergine! Trainspotting!! Non è così vicino come sembra, taglio verso Presnica, punto verso Crnotice. Scendendo di quota scompare anche la neve, quando giungo alle antenne capisco che tutto ha un senso, forse…

La nuova creazione enduristica è spettacolare, passaggi difficili e tecnici abbinati a linee flow e veloci. Mi riprometto un giorno di ripassare con i miei amici, anche loro hanno diritto a goderne.

Intanto ritorno per la terza volta in pochi mesi presso il labirinto di Rizana. Difficile affermare che me lo ricordassi così.

Uno dei giri più fantastici, o fantasiosi, sta giungendo al termine. Sono stanco e stranito, penso che se dovessi raccontare ciò che ho visto oggi, nessuno ci crederebbe. Per fortuna il mio smartphone cinese ha delle foto spettacolari e lascerà quindi traccia ad imperitura memoria.

Non vedo l’ora di arrivare a casa, quando dopo l’ultimo giro di pedale la scorgo davanti a me, posso sicuramente affermare che quello che sembrava un sogno non era realtà.


+++ Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale +++


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