Heavy Industries

31 ottobre 2015

Alle 8.30, Patoco, puntuale come un orologio svizzero a casa del Prof, impone il vincolo: ore 13.00 pranzo familiare a Muggia.
La mattinata ha un altro vincolo: ore 9.30 a Bagnoli da Bussola.
In un’ora spaccata, il duo decide di rivivere l’amarcord industriale triestino. Passato, presente, futuro.

Servola ed il monte San Pantaleone sono le due prime prove per scaldare le gambe.
L’obiettivo è sacro: la chiesetta della “Madonna delle neve”… dove? ma vicino all’inceneritore, ovviamente!
Nascosta tra il pallone del Pattinaggio Jolly ed un vecchio portone in arenaria, la chiesetta settecentesca gode ottima salute.

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Una coppietta in macchina, alla nostra vista, si da alla fuga…
L’esplorazione continua, e così il nostro Amarcord. Patoco, quasi con una lacrimuccia, accarezza una FIAT 850 in stato di abbandono.
Il boom economico è lontano.

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La scritta ITALCEMENTI, a ricordo, sembra scritta nel cielo da una enorme macchina da scrivere.

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Patoco, guidato per mano, ha gli occhi lucidi (a causa del polverone malsano alzato dalla bora) tra capannoni e serbatoi della vecchia AQUILA.

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Ma tra ruggine e aria maleodorante, un miraggio chiamato Chopy Chopy (from George Town) illumina le nostre bici e la manodopera locale.

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Le narici espirano vapore ed inspirano petrolio… il fiuto ci conduce lungo la linea sotterrata della SIOT che, dopo aver oltrepassato il Rosandra, ci porta a Francovec.
Dopo rapido SMS, Bussola è con noi. Neanche 500 metri e la traccia immaginata dal Prof non esiste. Patoco si immagina una nuova traccia che taglia le sacre acque. Non possiamo che seguire il vate.

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Abbandonata l’idea del Tobograd, il trio punta a Muggia, ma per la strada più ingarbugliata possibile.
Dopo la sosta tecnica alla fontana di San Dorligo, inizia l’avventura nel Bosco tre confini, che, intersecando il Pivo Trail, ci porta fino a Caresana.

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Solita discesa nella Valle dell’Ospo, ad intersecare la Traversata Muiesana. Sarà lei, assieme alla traccia dell’Ecomarathon, a guidarci verso il castelliere degli Elleri. La salita verso la Cava Renice fa sputare imprecazioni e bestemmie. Nella gara di chi rimane in piedi, il Bussola è sconfitto…

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…ma solo all’inizio, perché con scatto e controllo delle sospensioni della sua Cube, porta a casa la cima Coppi in barba a tutti gli altri.

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Il Prof, con l’alcool nei polmoni per il troppo sforzo, sbaglia deviazione… invece di un filante single-track, il gruppo è avvinghiato dal sommaco e scotano muiesano. Solo il Prof fila come un missile, grazie alla forma aereodinamica del suo manubrio old-school di 60 cm. Patoco e Bussola diventano invece due voci perse nella macchia, intrappolate dai loro manubri larghi come boma…
Il sito archeologico in cima a Santa Barbara, tra le radiazioni elettromagnetiche di due antenne (una italiana, l’altra slovena), è penoso come sempre… gli anni passano, i milioni pure, ma questo sito non se lo fila nessuno.
Il Prof, invece, fa filotto sulla lunga scalinata pietrosa. Abbiamo sconfinato!

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Tra nitriti di cavalli invisibili, strade private (con immediato kaziatonen da parte di un villico che ci sbarra la strada con il suo fuoristrada… ma senza gravi conseguenze… “ciao ciao, zivio zivio”), seguiamo l’Ecomarathon e le orme dei storici giri MIB. Anche Patoco e Bussola possono ora ammirare le cave di pietra arenaria private lungo il Sentiero dei Graniciari.

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L’uscita volge al termine. Il Patoco è stato portato a destinazione e la ricompensa è un buon caffè al bar più chic di Muggia.



Tutte le foto di questa uscita le trovate nel nostro album su Google Foto

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